Legambiente del Tirreno, dopo nove anni dalla Dichiarazione di alto rischio di crisi ambientale per la Valle del Mela non seguita da fatti concreti, stigmatizza la situazione come un vero e proprio fallimento istituzionale, e ritiene necessario riprendere le fila dell’analisi politica. Pertanto invita all’incontro pubblico che si terrà
giovedi 7 luglio 2011 a Palazzo D’Amico
con inizio alle ore 17,00, sul tema:
AREA AD ALTO RISCHIO DEL MELA
TRA MANCATO RISANAMENTO E PROCEDURE DI INFRAZIONE
Alla ricerca degli obiettivi, delle strategie e delle alleanze per il rilancio urgente di una politica per il risanamento del comprensorio milazzese.
Presiede: Pippo Ruggeri (pres. Legambiente del Tirreno)
Modera: Salvatore Gitto (consigliere comunale Milazzo)
Intervengono:
Enzo Parisi (resp. Dip. Industria Legambiente Sicilia)
Eugenio Cottone (pres. Ord. Chimici PA, del Cons. Naz. Chimici)
Conclude: Mimmo Fontana (Presidente Legambiente Sicilia
martedì 5 luglio 2011
INVITO AREA AD ALTO RISCHIO DEL MELA TRA MANCATO RISANAMENTO E PROCEDURE DI INFRAZIONE
giovedì 17 marzo 2011
PER MILLE MISTERI..PER IL RISANAMENTO DELL'AREA DEL MELA DOPO NOVE ANNI NON E' PREVISTO IL DEPURATORE
sabato 5 marzo 2011
SALVAGUARDARE L’OPPORTUNITA’ ECONOMICA DEL PUNTO FRANCO Messina
comunicato stampa
SALVAGUARDARE L’OPPORTUNITA’ ECONOMICA DEL PUNTO FRANCO, E LA SUA DELOCALIZZAZIONE NELLA ZONA TIRRENICA. DESTINAZIONE TURISTICO-CULTURALE-AMBIENTALE PER LA FALCE. VANTAGGI FISCALI PER I NOSTRI ENTI LOCALI TERRITORIALI.
“Nel valutare positivamente ogni iniziativa politica e legislativa finalizzata alla valorizzazione e tutela del territorio della città di Messina ed in particolare del porto,dell’affaccio a mare e nello specifico della Falce, mi preme però sottolineare alcuni punti importanti ed in particolare la mia posizione personale sul tema in oggetto.
Il disegno di legge dell’Udc, indirizzato alla soppressione dell’Ente Autonomo Portuale, pur condivisibile in alcuni suoi aspetti, non ho ritenuto di firmarlo non avendo partecipato alla sua stesura, con contributi ed idee per un testo condiviso.
Sarebbe stato più convincente politicamente su una questione così complessa confrontare posizioni molto articolate e differenziate, a beneficio dei cittadini e del territorio provinciale.
D’altronde il Pdl, sia a livello regionale che provinciale non ha mai deliberato una linea ufficiale, quindi fin qui’ si è trattato di libere posizioni personali, assunte legittimamente dai singoli parlamentari.
Altrettanto bene hanno fatto Comune e Provincia, nella loro autonomia istituzionale ad assumere le determinazioni che conosciamo, al pari ad esempio di diversa posizione assunta dalla Camera di Commercio.
La richiesta di chiarimenti sulla questione al Coordinamento del partito da parte di alcuni consiglieri del Pdl al Comune di Messina può essere congrua, ma và contestualizzata all’interno, ripeto, di articolazioni, come si vede differenziate.
Storicamente, da tanti anni, sul punto franco, vera questione centrale, ho una posizione chiara e inequivoca, sempre pubblicamente espressa. Non ho mai inteso difendere l’Ente Porto in quanto tale, quanto piuttosto le sue prerogative e i suoi fini istituzionali voluti dalla legge cioè l’attivazione del Punto franco e nel rispetto dell’Art.20 dello Statuto della Regione Siciliana.
Ritengo infatti validissima ed ancora attuale questa occasione e questo progetto per il territorio, l’economia e l’occupazione di Messina e della sua provincia. A nessuno può sfuggire il vantaggio di investimenti imprenditoriali a basso carico fiscale come quelli del punto franco sui nostri territori, da parte di operatori sia italiani che stranieri. Naturalmente rispetto le opinioni contrarie.
Sebbene siano passati invano decenni, non si può rinunciare a dotarsi del Punto franco, il quale, a mio avviso, si badi bene, non va realizzato nella zona falcata, area pregiata che va tutta bonificata e destinata a vincolo ambientale da destinare ad utilizzi sociali di pubblica utilità soprattutto di natura turistico-culturale e paesaggistica, bensì nella zona tirrenica, in prossimità di S. Filippo del Mela, dove ci sono aree disponibili, tra l’altro disinquinando rispetto ad alcune discusse presenze industriali.
Infatti quando in un primo tempo la Regione ha sciolto l’Ente porto, come si ricorderà nella seduta del 10 febbraio 2010 dell’ Assemblea Regionale (stralcio in allegato) non intervenni né assunsi iniziative a difesa del mantenimento dell’Ente stesso, però se poi la stessa Regione fa marcia indietro sulla base di una legge nazionale del 2009 che ristabilisce la validità della legge del 1951, istitutiva del Punto franco a Messina, anche col conforto di un provvedimento del Consiglio di Giustizia amministrativa del 7 febbraio 2011, mi è parso ovvio salutare con favore il riaffacciarsi di questa grande opportunità che crea sviluppo reale. Mi sembra poi naturale che i vantaggi di natura finanziaria e fiscale per l’insediamento attraverso il punto franco di nuove realtà economiche nel nostro territorio, anche dal punto di vista dei tributi dovuti, rimangano agli enti locali, cioè regione, provincia e comune, soprattutto oggi che si parla tanto di federalismo, mentre così non avverrebbe se fosse lo Stato attraverso l’Autorità Portuale, suo braccio operativo, ad avere piena competenza e gestione della materia.
Ancora, per intenderci, dobbiamo riappropriarci del patrimonio che oggi l’Ente porto ha, affidandolo agli enti locali provinciali.
Autonomia e federalismo, non sono solo degli slogans, ma progetti politici e prerogative delle istituzioni territoriali.
Per quanto mi riguarda, possiamo anche proporre di trasformare l’ente porto in ”Ente per la gestione del Punto franco”. Dobbiamo trovare tutti insieme soluzioni politiche e non giudiziarie a questa complessa vicenda, eventuali dietrologie ed eventuali manovre oscure speculative non ci riguardano, la comunità le bandisce, l’unico interesse è e deve essere quello pubblico, avendo come unico scopo il futuro della città e la sua assoluta necessità di crescita economica per assicurare nuova occupazione”.
Messina, 25 febbraio 2011 On. Corona
VITA_NEWS LETTER
OBIETTIVO EUROPA IL PORTALE CHE INFORMA DEI BANDI
newsletter "GUIDA SICILIA"
LETTERA APERTA GLI INTERESSI DELLE INDUSTRIE AL DI SOPRA DELLA SALUTE DEI CITTADINI
AUSER San Filippo del Mela
via Roma, 56 – 98044 San Filippo del Mela (ME) – info: 3291558488LETTERA APERTA GLI INTERESSI DELLE INDUSTRIE AL DI SOPRA DELLA SALUTE DEI CITTADINI Abbiamo avuto notizia che in questi giorni è stato emanato dal Ministero dell’Ambiente il decreto di autorizzazione integrata ambientale (AIA) per la Raffineria Mediterranea di Milazzo.
I CITTADINI ANCORA UNA VOLTA VENGONO IN SECONDO PIANO O MEGLIO, PRESI PER IDIOTI Dalla lettura del Decreto,si evince: “Rilevato che non sono pervenute ai sensi dell’art. 5, comma 8, del decreto legislativo 18 febbraio 2005, n. 59, e degli articoli 9 e 10 della legge 7 agosto 1990, n. 241, osservazioni del pubblico relative all’autorizzazione all’esercizio dell’impianto”. A quanto “rilevato” dal Ministro dell’Ambiente, ci viene spontaneo chiedere: Quando il pubblico è stato portato a conoscenza dell’avvio del procedimento? L’AUSER di San Filippo del Mela, Considerato che: secondo la convenzione di Aarhus, i cittadini hanno il diritto di essere informati della situazione esistente sul proprio territorio e che è compito delle autorità fornire informazioni e motivare i cittadini a sviluppare un atteggiamento e forme di comportamento responsabili; che, conformemente alla direttiva 2003/35/CE, gli Stati membri provvedono affinché al pubblico vengano offerte tempestive ed effettive opportunità di partecipazione alla preparazione e alla modifica o al riesame dei piani ovvero dei programmi che devono essere elaborati; la Raffineria di Milazzo è stata sempre causa di disagi economico sociali per il territorio negli anni passati ed anche in date recenti; sia i consiglieri dei Comuni interessati dall’insediamento che i cittadini del territorio non sono stati informati dell’avvio della procedura; la Raffineria di Milazzo è una industria ad elevato rischio assieme alla ESI e all’ULTRAGAS; sul territorio insiste un’ alta concentrazioni di attività industriale, che espone i cittadini a grossi rischi per la tutela della propria salute; Visto che, la legge n. 241/90 “Nuove norme in materia di procedimento amministrativo di diritto di accesso ai documenti amministrativi”, dispone che: Art. 7 “…. l'avvio del procedimento stesso è comunicato, con le modalità previste dall'articolo 8, ai soggetti nei confronti dei quali il provvedimento finale è destinato a produrre effetti diretti ed a quelli che per legge debbono intervenirvi. ….”; Art. 8, comma 3: “Qualora per il numero dei destinatari la comunicazione personale non sia possibile o risulti particolarmente gravosa, l'amministrazione provvede a rendere noti gli elementi di cui al comma 2 mediante forme di pubblicità idonee di volta in volta stabilite dall'amministrazione medesima.” Art. 9, “Qualunque soggetto, portatore di interessi pubblici o privati, nonché i portatori di interessi diffusi costituiti in associazioni o comitati, cui possa derivare un pregiudizio dal provvedimento, hanno facoltà di intervenire nel procedimento.”;
Riscontrato che: l’Amministrazione competente non ha provveduto ad adottare quelle forme di pubblicità idonee (l’unico avviso è stato pubblicato dal gestore sul “sole 24 ore”) affinché l’informativa sull’avvio dei procedimenti fosse la più diffusa possibile, annullando di fatto l’intervento al procedimento da parte del pubblico interessato cosi come definito dal D. Lgs. 59/2005; non risulta che gli enti locali coinvolti nel procedimento, nonostante abbiano attivato Agenda 21 locale utilizzando anche finanziamenti pubblici, abbiano avviato in merito alcun incontro/dibattito pubblico, a differenza di quanto avvenuto, ad esempio, per la centrale termoelettrica di San Filippo del Mela; chiede alle autorità competenti di verificare se la mancanza di una forma idonea di pubblicità dell’avvio del procedimento e, la mancanza dell’attivazione del metodo partecipativo di agenda 21 locale da parte degli Enti locali che hanno adottato questo metodo partecipativo, sono elementi che abbiano limitato se non annullato la partecipazione del pubblico interessato, cosi come prevista dal legislatore, inficiando di fatto la stessa procedura e quindi l’autorizzazione rilasciata. Su un provvedimento che, di fatto, ha forti ripercussioni sulla tutela dell'ambiente e della salute dei cittadini, non si possono lasciare dubbi sulla sua trasparenza e legittimità dello stesso.
L’AUSER di San Filippo del Mela inoltre si domanda che senso abbia rilasciare un’autorizzazione integrata ambientale (AIA), quando è ancora in itinere la procedura per il rilascio della valutazione di impatto ambientale (VIA) per la realizzazione di Unità HMU3 per produzione idrogeno da gas naturale con processo di Steam Reforming da insediare all’interno dello stesso sito e presentata dal gestore contemporaneamente alla richiesta AIA? Sarebbe stato opportuno prima decidere sulla VIA del nuovo impianto e poi rilasciare l’AIA, ciò al fine di valutare complessivamente la sostenibilità ambientale di un sito che forse non è più sopportabile dal territorio.
San Filippo del Mela, lì 25/02/2011 Auser San Filippo del Mela
newsletter “SiciliainEuropa”
Corte Costituzionale, Sentenza n. 33/2011, in tema di energia nucleare
martedì 22 febbraio 2011
Terna, intesa con la Sicilia per sviluppo rete Previsti investimenti per un miliardo €
Roma, 18 febbraio - E' stato firmato venerdì da Giosuè Marino, vicepresidente della Regione siciliana con delega all'Energia, e da Luigi Roth, presidente di Terna, un accordo per lo sviluppo sostenibile della rete elettrica in Sicilia, che integra il protocollo Vas (Valutazione ambientale strategica) siglato nel 2004 e l'accordo attuativo del 2007. Per ammodernare e potenziare la rete Terna ha previsto in Sicilia investimenti per oltre 1 miliardo di euro, sui 7,5 miliardi a livello nazionale.
L'accordo stabilisce un'accelerazione del rilascio delle autorizzazioni per gli interventi sulla rete programmati nell'isola: sarà istituito, nella sede dell'assessorato all'Energia, un tavolo tecnico che coinvolgerà oltre l'amministrazione regionale, ciascuno per la propria competenza, anche le province, gli enti locali e il partenariato.
Per Roth l'accordo è una nuova, importante tappa del percorso che Terna e la Sicilia stanno portando avanti.
L'accordo stabilisce un'accelerazione del rilascio delle autorizzazioni per gli interventi sulla rete programmati nell'isola: sarà istituito, nella sede dell'assessorato all'Energia, un tavolo tecnico che coinvolgerà oltre l'amministrazione regionale, ciascuno per la propria competenza, anche le province, gli enti locali e il partenariato.
Per Roth l'accordo è una nuova, importante tappa del percorso che Terna e la Sicilia stanno portando avanti.
Si riporta il testo integrale dell'Assemblea regionale Siciliana a Cura dell'Onorevole Roberto Corona, a cui si deve il successo di tale risultato.
ELETTRODOTTO A 380 KV IN DOPPIA TERNA “ SORGENTE RIZZICONI”
La Vostra comunicazione del 10 settembre 2010 indirizzata per competenza al Sindaco del Comune di Villafranca Tirrena e per conoscenza inviata ad altri 51 indirizzi evidenzia chiaramente le difficoltà in cui versa la Società TERNA anche se, alla data, è provvista delle necessarie autorizzazioni per l’esecuzione dei lavori.
La richiesta minimale di “spostare e/o interrare” un tratto terminale dell’elettrodotto ricadente nelle “zone di protezione speciale”, (ZPS) in contrada “SERRO” del Comune di Villafranca; la scarsa attenzione ambientale dimostrata verso le comunità residenti nell’area ad elevato rischio ambientale, le disattenzioni operate con il mancato coinvolgimento della partecipazione pubblica e dei consigli comunali superati dall’offerta delle “compensazioni” riflettono, tra l’altro, le condizioni di criticità in cui versa il sistema Socio-Istituzionale Siciliano. E’ mio fermo e sostanziale convincimento che il piano di sviluppo con l’elettrodotto Sicilia-Continente assicuri stabilità, flessibilità e sviluppo al sistema ed al mercato dell’energia e concorra a favorire lo sviluppo delle politiche energetiche della Nazione in linea con le strategie della Comunità Europea. Ed è in linea con il mio convincimento e direttamente collegato con le attenzioni da voi sottolineate con la sopracitata nota l’interrogazione da me posta al Presidente della Regione Siciliana, all’Assessore per l’industria e all’Assessore per il territorio e l’ambiente N° 537 del 21 aprile 2009 che integralmente richiamo e della quale riporto alcuni passi:
………………….
Omissis
….. il raddoppio dell'elettrodotto non è prioritario per il sistema di trasporto di energia elettrica in mancanza del potenziamento della dorsale, peraltro destinata a ricevere l'energia rinnovabile di parchi eolici che attualmente deturpano il paesaggio senza fornire in compenso i benefici promessi;
omissis
Si interroga per sapere:
---------
omissis
…..se intendano rivedere le fasi di esecuzione e le modalità per il potenziamento della rete elettrica siciliana;
---------
omissis
Alcune criticità a compendio della sopra riportata interrogazione possono essere testè discusse e in primis: L’accettazione da parte dei Cittadini e degli Enti locali dell’elettrodotto Sorgente-Rizziconi è il convincimento dell’interesse generale che questa opera comporta. Tale azione di così largo effetto, (-in termini di importanza strategica e di costi-) deve rendersi compatibile con l’impatto che questo comporta e misurabile anche in termini di convenienza programmatica.
Il Surplus (dati Terna 2008) della Calabria (+78%) e della Sicilia (+3,9%), sono elementi di facile lettura ed interpretazione che fanno riflettere i cittadini siciliani e interrogano sulla necessità primaria dell’elettrodotto. I blackout elettrici totali o parziali nel territorio Siciliano sia del 17.07.06 che hanno interessato parti delle province di Palermo, Trapani e Caltanisetta e del 4.11.06 interessando sia la parte occidentale sia quella settentrionale della Sicilia, pongono all’attenzione lo stato precario della rete di trasmissione nazionale (RTN) in Sicilia che tende ad aggravare fenomeni di perturbazione (provenienti dall’esterno, come nell’evento del 4.11.06, o provocati da particolari condizioni atmosferiche, come nel caso del blackout del 17.07.06) generando instabilità sulle linee elettriche, con effetto domino, fino al punto di non consentire l’immissione in rete dell’energia prodotta dalle centrali in esercizio. A questo bisogna aggiungere che la generazione dell’energia da impianti-rinnovabili -Siciliani ha serie difficoltà di connessione/dispacciamento.
Un esame macroscopico del quadro produttivo al 2009 indica immediatamente le gravi carenze di cui soffre il sistema di connessione di queste energie.
L’eolico, a tutto il 2009, aveva installato una potenza lorda di circa 1.445 MWe, mentre la relativa produzione è stata pari a soli 1.150 MWh; il che significa un sotto utilizzo. In Sicilia è previsto un utilizzo medio di circa 2.200 ore/anno contro l’attuale utilizzo medio di circa 1.300 ore/anno. Altrettanta situazione si determina per il fotovoltaico che nel 2009, aveva una potenza installata di circa 44 MWe, con una produzione di circa 33 GWh e un fattore di utilizzo di meno di 800 ore/anno contro l’atteso 1.800 ore/anno;
A quanto sopra riportato bisogna considerare il volume di MWe già autorizzati o in fase avanzata di autorizzazione e si può cautelativamente attendere una potenza installata al 2012 (tra eolico e fotovoltaico) di circa 1.500 MWe e, al 2015 di circa 2.000 MWe, che non potranno essere connessi/ dispacciati. Viene da se che non dando corso allo sviluppo interno della RTN, gli impianti eolici e fotovoltaici siciliani non potranno essere vettoriati, determinando una grave incongruenza, normativamente ed amministrativamente discutibile e di vasto effetto, anche in contrasto con l’indirizzo del P.E.A.R.S. del quale si riporta uno stralcio:
…………
omissis
“……..la immissione in rete di rilevanti quantitativi di energia da fonte rinnovabile è, in Sicilia, limitata dalla criticità del vettoriamento da superare con la esecuzione di interventi di infrastrutturazione, pur programmati da parte del gestore;”
----------
omissis
E’ quindi evidente come la priorità della RTN in Sicilia sia quella di uno sviluppo interno della rete, oggi non più adeguata alle necessità, e non tanto quella relativa all’import di energia elettrica proveniente dal continente che altrettanto non potrà essere di ausilio per la riduzione del costo-Kwh- all’utenza del territorio Nazionale.
Se a tutto questo aggiungiamo la decisione, (rilevato dagli atti di conferenza di servizio) della chiusura e/o il mantenimento in esercizio con l’utilizzo del carbone della Centrale Termoelettrica- CTE- di San Filippo del Mela, (la quale ha già ottenuto il decreto per l’Autorizzazione Integrata Ambientale-AIA), appare evidente che i cittadini del territorio siano alquanto perplessi, e si chiedano: qual’è il bilancio in termini di economia e di sostenibilità per il loro territorio e per la Sicilia dopo una spesa di circa 560 milioni di euro???
lunedì 21 febbraio 2011
Richiesa al Presidente di Movimento azzurro di realizzare una sezione per l'area del tirreno
RASSEGNA SCOLASTICA DI MUSICA . Premio Nazionale “Salvuccio Percacciolo
Comune di Mirto (ME) L’Istituto Comprensivo di Longi Frazzanò e Mirto Associazione Musicale G. Verdi
Presidenza Nazionale dell’AGIMUS di Roma
Con la presente ho il piacere di invitare la sua JUNIOR BAND della sua Associazione a partecipare alla“XVII RASSEGNA SCOLASTICA di MUSICA“–organizzata dal Comune di Mirto (ME), in collaborazione e l’Associazione musicale. G Verdi di Mirto. La manifestazione si svolgerà a Mirto (ME) il 14 maggio 2011.
L’ISCRIZIONE ALLA RASSEGNA È’ TOTALMENTE GRATUITA,
Possono partecipare gli alunni delle Scuole di ogni ordine e grado Pubbliche e Private con lo scopo di valorizzare la musica come fattore educativo e di incoraggiare i giovani allo studio della Musica
Il direttore artistico
Armando Percacciolo
Armando Percacciolo
Per informazione di carattere organizzativo e artistico-musicale sulla
RASSEGNA SCOLASTICA DI MUSICA . Premio Nazionale “Salvuccio Percacciolo
rivolgersi alla direzione artistica: Percacciolo Armando Via Ugo Bassi N. 37. 98070 MIRTO (ME). Cell. 329 6330573 Tel. 0941 919316 E mail: armando.percacciolo@libero.it consultare il sito : www.mirto.info
MILAZZO: NUOVO IMPIANTO PER CREARE IDROGENO
Maurizio Liuzzo Vita 4+4
Scrivere poesie è come scattare istantanee della propria vita, momenti che fissano su carta un ricordo preciso che, un giorno, leggendo riaffiorerà alla mente insieme ad una lacrima o un sorriso.
Cosi un libro di poesie diventa un album fotografico, un contenitore di ricordi da sfogliare quando si ha nostalgia di ciò che è stato o semplicemente per guardarsi un po’ indietro.
La speranza è che chi legge possa provare le stesse sensazioni, che possa emozionarsi allo stesso modo di chi scrive, che possa ritrovarsi nelle parole e nei versi di queste poesie, e credo che questo sia il massimo risultato che uno scrittore può ottenere.
“Vita 4+4” è questo, l’album di foto, la scatola dei ricordi del mio percorso, da qui infatti il nome “Vita”.
Ognuno di noi poi ha i suoi numeri a cui tiene in modo particolare; ebbene fra i miei numeri quello più “presente” è di certo l’otto.
Nella mia vita l’otto è dovunque; nel nome, nella data di nascita, nell’ora di nascita, nelle date importanti della mia vita e, spesso, anche nella vita di ogni giorno.
È un numero ricco di fascino e significati, se lo ruotiamo in orizzontale diventa il simbolo dell’infinito, se lo spacchiamo a metà diventano come due entità che si uniscono, come succede nell’amore, la sua forma, se vogliamo, ci ricorda la clessidra e quindi il tempo, altro fattore molto importante nella vita di ognuno.
Insomma l’otto è il mio numero, cosi ho deciso di “dedicargli” il mio primo libro che forse è anche il più importante inserendo 44 poesie (4+4) con quell’otto che fa capolino in copertina, e non solo nel titolo!
Beh che altro dire, questa è la mia vita, questa è vita 4+4,
buona lettura.
MAURIZIO LIUZZO
Degrado autostrade Siciliane
Cara/o amica/o,
Spero di farTi cosa gradita inviadoTi l'articolo pubblicato oggi,
sulla Gazzetta del Sud a pag. 27, che mi vede impegnato sul
degrado delle autostrade Siciliane.
Nino Germanà
Spero di farTi cosa gradita inviadoTi l'articolo pubblicato oggi,
sulla Gazzetta del Sud a pag. 27, che mi vede impegnato sul
degrado delle autostrade Siciliane.
Nino Germanà
Risoluzione del Parlamento europeo sull'emergenza rifiuti in Campania adottata il 3 febbraio 2011 a Bruxelles
Risoluzione del Parlamento europeo sull'emergenza rifiuti in Campania adottata il 3 febbraio 2011 a Bruxelles
Il Parlamento europeo,
– vista la direttiva 75/42/CEE del Consiglio, del 15 luglio 1975, relativa ai rifiuti1, in particolare l'articolo 4,
– vista la direttiva 91/689/CEE del Consiglio, del 12 dicembre 1991, relativa ai rifiuti pericolosi2, in particolare l'articolo 2,
– vista la direttiva 1999/31/CE del Consiglio, del 26 aprile 1999, relativa alle discariche di rifiuti3, in particolare l'articolo 11 e l'allegato II,
– visto il quadro riveduto della direttiva relativa ai rifiuti (2008/98/CE)4, in particolare gli articoli 17 e 18,
– vista la sua risoluzione del 19 novembre 2003 sulla relazione di seguito relativa alla direttiva del Consiglio 75/442/CEE (direttiva quadro sui rifiuti)5,
– vista la sua risoluzione del 16 settembre 1998 sulla comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio relativa all'applicazione delle direttive sulla politica in materia di rifiuti6,
– visto il documento di lavoro sulla missione d'inchiesta della commissione per le petizioni in Campania (Italia) dal 28 al 30 aprile 20107,
– vista la legge 123/2008 della Repubblica italiana, promulgata il 14 luglio 2008,
– vista la direttiva 2008/99/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 19 novembre 2008, sulla tutela penale dell'ambiente8,
– vista la sentenza della Corte di giustizia europea nella causa C-135/05 del 26 aprile 2007,
– vista la sentenza della Corte di giustizia europea nella causa C-297/08 del 4 marzo 2010,
– visti gli articoli 191 e 260 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE),
– vista la direttiva 2003/35/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 maggio 2003, che prevede la partecipazione del pubblico all'elaborazione di taluni piani e programmi in materia ambientale9, in particolare l'articolo 2,
– vista la convenzione di Aarhus,
– visto l'articolo 115, paragrafo 5, del suo regolamento,
A. considerando che l'emergenza rifiuti in Campania rappresenta il capitolo più complesso di una storia di gestione problematica dei rifiuti in varie parti d'Italia, fra cui il Lazio, la Calabria e la Sicilia, che un'emergenza rifiuti è stata dichiarata negli anni '90 e che sono stati nominati commissari governativi dotati di poteri e fondi speciali,
B. considerando che il decreto legge italiano n. 195 del 31 dicembre 2009 ha dichiarato ufficialmente chiuso lo stato d'emergenza e, da quella data in poi, delega alle autorità provinciali la responsabilità della gestione dei rifiuti,
C. considerando che il 5 ottobre 2010 la commissione per le petizioni del Parlamento ha approvato un documento di lavoro su una missione d'inchiesta in Campania (Italia) dal 28 al 30 aprile 2010, effettuata in risposta a varie petizioni presentate sui problemi di gestione dei rifiuti nella regione,
D. considerando che, dopo quella dell'estate 2007, una nuova crisi è scoppiata subito dopo l'adozione della relazione sulla missione da parte della commissione per le petizioni; che l'annuncio delle conseguenti misure eccezionali, quali l'apertura di nuove discariche, è stato seguito da proteste di massa,
E. considerando che la soluzione iniziale che prevedeva la produzione di "ecoballe" e rifiuti organici non è stata effettuata correttamente, per cui non è stato possibile eliminarle; che, per mancanza di procedimenti di filtraggio o selezione dei rifiuti, secondo le stime sono stati prodotti oltre sette milioni di tonnellate di ecoballe di qualità inferiore agli standard,
F. considerando che il primo inceneritore di Acerra è diventato operativo soltanto nel marzo 2010, che il suo funzionamento è stato ostacolato dalla mancanza di adeguate infrastrutture per la differenziazione e il trattamento dei rifiuti e che persistono preoccupazioni sull'eliminazione delle ceneri tossiche derivanti dall'incenerimento,
G. considerando che i progressi compiuti nella riduzione dei rifiuti e nel riciclaggio dei rifiuti domestici sono stati minimi e che rifiuti domestici e di altro tipo continuano ad essere portati nelle discariche indiscriminatamente, talvolta a quanto sembra mescolati a vari tipi di rifiuti industriali,
H. considerando che numerose discariche sono state dichiarate aree di interesse strategico per cui è stato impedito ai cittadini, ai sindaci e alle autorità locali, compresa la polizia, di verificare cosa vi venga effettivamente trasportato,
I. considerando che l'aspetto più importante della gestione della crisi dei rifiuti è la pratica di derogare a regolamenti e controlli, compresa ad esempio la concessione di deroghe alle valutazioni di impatto ambientale e alla normativa sugli appalti pubblici; che ai commissari è stata conferita l'autorità di decidere l'ubicazione di impianti, discariche e inceneritori nonché le società alle quali affidare i contratti, senza adeguata consultazione o informazione delle autorità locali e degli abitanti circa le decisioni assunte; che il sistema che prevede la gestione dei rifiuti da parte di commissari straordinari è stato oggetto di pesanti critiche e ha dato corso a inchieste giudiziarie, ed è attualmente considerato da gran parte della popolazione come parte del problema, per l'insita mancanza di trasparenza e di vigilanza istituzionale, anziché la soluzione,
J. considerando che, secondo la convenzione di Aarhus, i cittadini hanno il diritto di essere informati della situazione esistente sul proprio territorio e che è compito delle autorità fornire informazioni e motivare i cittadini a sviluppare un atteggiamento e forme di comportamento responsabili; che, conformemente alla direttiva 2003/35/CE, gli Stati membri provvedono affinché al pubblico vengano offerte tempestive ed effettive opportunità di partecipazione alla preparazione e alla modifica o al riesame dei piani ovvero dei programmi che devono essere elaborati,
K. considerando che i cittadini che hanno protestato contro questa situazione o che hanno cercato di proporre approcci alternativi non hanno ricevuto idonea attenzione; che le autorità politiche nazionali hanno posto i siti dei rifiuti e l'inceneritore di Acerra sotto lo stretto controllo delle forze armate; che, recentemente, sono stati operati alcuni arresti nel corso di manifestazioni pubbliche al riguardo, il che dimostra che la relazione tra i cittadini e le autorità è stata danneggiata e che sta crescendo lo scontento dei cittadini,
L. considerando che nel 2007 la Commissione ha deciso di sospendere, sino a quando non sia abolita la struttura commissariale, 135 milioni di euro di contributi per il periodo finanziario 2006-2013, a favore di progetti di gestione dei rifiuti, e un ulteriore importo pari a 10,5 milioni di euro per il periodo finanziario 2000-2006,
M. considerando che in gran parte delle città i progressi compiuti nella riduzione dei rifiuti e nel riciclaggio dei rifiuti domestici sono stati minimi; che, stranamente, notevoli progressi sono stati compiuti in alcune città nella differenziazione e nella raccolta dei rifiuti domestici anche se l'attuale ciclo dei rifiuti si basa ancora ampiamente sulle discariche e sull’incenerimento, in contrasto con gli orientamenti della nuova direttiva quadro sui rifiuti (2008/98/CE); che si sta esaminando un piano di gestione dei rifiuti che rispetti i principi della legislazione dell'UE in materia di rifiuti per quanto riguarda la gerarchia del trattamento e la sicurezza d'impiego delle discariche o dell'incenerimento,
N. considerando che non vengono effettuati controlli sulla qualità dei rifiuti domestici e lo scarico di rifiuti pericolosi in discariche illegali e il fatto che non siano tenuti nel debito conto fattori ideologici e idrologici al momento di decidere l'ubicazione delle discariche in siti quali Chiaiano ha portato a un elevato rischio di contaminazione del suolo e delle falde freatiche circostanti; che ciò viola gli articoli 17 e 18 della direttiva quadro sui rifiuti e la direttiva sulle discariche,
O. considerando che la Corte di giustizia nella sua sentenza del 26 aprile 2007 nella causa C-135/05 ha dichiarato che, omettendo di adottare tutte le misure necessarie per garantire, in particolare, che i rifiuti siano raccolti o smaltiti senza mettere in pericolo la salute umana e senza utilizzare procedure o metodi che possano danneggiare l'ambiente e, in secondo luogo, omettendo di vietare l'abbandono, lo scarico o lo smaltimento incontrollato di rifiuti la Repubblica italiana ha omesso di adempiere ai suoi obblighi nei confronti del diritto comunitario; che, nella sua recente sentenza del 4 marzo 2010 nella causa C-297/08, la Corte di giustizia ha dichiarato che, omettendo di adottare tutte le misure necessarie per la regione Campania, la Repubblica italiana ha omesso di adempiere ai suoi obblighi ai sensi degli articoli 4 e 5 della direttiva 2006/12/CE,
P. considerando che la Commissione non ha ricevuto la versione definitiva del piano di gestione dei rifiuti per la regione Campania nel rispetto della sentenza della Corte; che il Parlamento, ha comunque preso atto di una bozza di piano di gestione dei rifiuti presentato oltre la scadenza del 31 dicembre 2010,
Q. considerando che, nella sua risoluzione del 16 settembre 1998 relativa all'applicazione delle direttive sulla politica in materia di rifiuti, il Parlamento ha già chiesto l'avvio sistematico di procedure di infrazione contro gli Stati membri che omettano di osservare tutte le disposizioni di queste direttive e di redigere un elenco trimestrale delle cause contro gli Stati membri inadempienti intentate dinanzi alla Corte di giustizia, compreso un elenco delle cause già decise dalla Corte e un elenco delle sanzioni da essa imposte; che, nella sua risoluzione del 19 novembre 2003 sulla relazione di seguito sulla direttiva quadro sui rifiuti, ha chiesto un controllo approfondito e coerente e il coordinamento dell'attuazione della legislazione sui rifiuti in vigore,
1. chiede che venga individuata con urgenza una soluzione sostenibile rispondente ai criteri dell'Unione europea, ossia che venga attuato un piano per la gestione dei rifiuti nell'ambito del quale, in conformità della direttiva 2008/98/CE, il rispetto della gerarchia del ciclo dei rifiuti costituisca il fondamento centrale; chiede alla Commissione di tenerlo informato in merito agli sviluppi, compresa l'attuazione di un piano di gestione dei rifiuti, e il rispetto della sentenza della Corte di giustizia del 4 marzo 2010 e delle regole UE;
2. ricorda che il rispetto della normativa dell'UE in materia di rifiuti in Campania richiede un impegno molto energico per ridurre il volume dei rifiuti e spostare l'ago della bilancia verso la prevenzione, la riduzione, il riutilizzo e il riciclaggio dei rifiuti, attraverso la predisposizione di adeguate infrastrutture, e osserva che occorre porre maggiormente l'accento sul recupero dei rifiuti organici, soprattutto in questa regione a vocazione prevalentemente agricola; raccomanda che i dati siano verificati e che sia istituito un sistema per lo scambio delle migliori pratiche;
3. ritiene che le misure straordinarie applicate per lunghi periodi dalle autorità italiane, tra cui la nomina di commissari speciali o la designazione dei siti dei rifiuti quali aree "di interesse strategico" sotto il controllo dell'esercito, siano state controproducenti e teme che l'opacità instauratasi nella gestione dei rifiuti da parte delle autorità pubbliche abbia favorito una maggiore presenza di gruppi di criminalità organizzata, anziché ridurla, sia nella gestione ufficiale dei rifiuti a livello regionale che nello smaltimento illegale dei rifiuti industriali; chiede pertanto alle diverse autorità responsabili di assicurare un livello di trasparenza molto maggiore;
4. sottolinea l'importanza di ricostruire un clima di fiducia attraverso un dialogo strutturato tra i cittadini e le varie autorità nonché tra i diversi livelli di governo; deplora le accuse di ordine penale rivolte dalla autorità contro alcuni cittadini che stavano dimostrando pacificamente contro l'apertura di nuove discariche e la violenza usata dalle forze dell'ordine contro i dimostranti; è convinto che solo coinvolgendo attivamente i cittadini nell'intero processo si possa trovare col tempo una soluzione durevole ai problemi che la regione deve affrontare in materia di rifiuti;
5. ribadisce che la Commissione sta attualmente bloccando i fondi strutturali UE destinati alla Campania, fondi che saranno sbloccati non appena il piano per la gestione dei rifiuti sarà effettivamente conforme alle norme UE;
6. richiama l'attenzione sui sette milioni di tonnellate di ecoballe il cui contenuto è all'esame, ammassate nei siti di stoccaggio, specialmente a Taverna del Re, e sottolinea l'importanza di dare la priorità alla loro rimozione e al loro smaltimento, una volta che ne sia stato opportunamente accertato l'esatto contenuto; insiste sul fatto che lo smaltimento delle ecoballe deve avvenire utilizzando opportune forme di trattamento e affrontato nel quadro del piano per la gestione dei rifiuti, stabilendo chiaramente i siti in cui deve avvenire ogni trattamento e basandosi sulle prassi previste dalla legge;
7. osserva che occorre esaminare con urgenza lo scarico abusivo e a cielo aperto di rifiuti misti e non identificati nei pressi del sito di Ferrandelle e chiede che vengano eseguiti rigorosi controlli di gestione; ricorda alle autorità competenti che, per rispettare appieno la direttiva IED/IPPC (direttiva 2010/75/UE), esse devono predisporre rigorosi controlli sulla manipolazione di specifici tipi di rifiuti industriali, a prescindere dalla loro origine; evidenzia inoltre che devono essere approntati siti all'uopo designati che siano conformi alle disposizioni delle direttive UE applicabili, assicurando in tal modo la realizzazione di infrastrutture adeguate per i rifiuti industriali, speciali e tossici; domanda una spiegazione per il mancato utilizzo del sito destinato ad accogliere i rifiuti organici e chiede che ne venga disposta l'entrata in funzione, a condizione che la struttura soddisfi i criteri stabiliti dalla direttiva sulla gestione dei rifiuti; sollecita un monitoraggio delle discariche gestite privatamente senza idonea autorizzazione e un'idonea azione per garantire il rispetto delle regole UE;
8. deplora la precedente decisione di aprire discariche in aree protette all'interno del parco nazionale del Vesuvio, come a Terzigno; si oppone fermamente a qualsiasi progetto di ampliamento di queste discariche e accoglie positivamente la decisione di non aprire una seconda discarica a Terzigno (Cava Vitiello);
9. prende atto del fatto che la Commissione ha dichiarato che la localizzazione di discariche in siti della rete Natura 2000 non costituisce di per sé violazione del diritto dell'Unione e rileva inoltre che, nel rispetto del diritto dell'Unione, sono state selezionate o sono già utilizzate discariche situate in parchi naturali, in siti della rete Natura 2000 e in siti appartenenti al patrimonio dell'UNESCO; si domanda se ciò comporti rischi per l'ambiente o la salute; ritiene che situare discariche in zone culturali o protette sia inconciliabile con la normativa ambientale; chiede che la Commissione modifichi la normativa UE sui rifiuti in modo da vietare categoricamente la presenza di discariche in siti della rete Natura 2000; propone che la Commissione chieda alla Corte di giustizia di emanare un'ingiunzione in caso di ampliamento delle discariche esistenti in aree naturali protette o dell'apertura di nuove discariche in siti della rete Natura 2000;
10. esorta il governo italiano ad agire in questo settore conformemente al diritto UE, in particolare a osservare le due ultime sentenze della Corte di giustizia europea, a rispettare i termini di osservanza che ne derivano, fissati dalla Commissione, rettificando tutte le già ricordate violazioni del diritto UE, in linea con l'obbligo di prendere le misure necessarie a garantire il rispetto a tutti i livelli dell’acquis comunitario UE;
11. invita la Commissione a fare il tutto il possibile, nell'ambito delle sue competenze, per monitorare gli sforzi compiuti dalla autorità italiane competenti per garantire che i rifiuti siano adeguatamente raccolti, differenziati e trattati, ad esempio mediante ispezioni sistematiche, ed esorta le autorità regionali a presentare un piano credibile di gestione dei rifiuti; chiede alla Commissione di invitare la delegazione del Parlamento europeo a partecipare alle ispezioni;
12. sottolinea che la pianificazione e attuazione del ciclo dei rifiuti è di competenza delle autorità italiane; ritiene che l'onere di bonificare i siti campani che sono stati contaminati dall'inquinamento proveniente da varie forme di rifiuti non debba essere sostenuto dai contribuenti, ma dai responsabili dell'inquinamento conformemente al principio "chi inquina paga";
13. rileva che l’Italia non ha notificato la trasposizione della direttiva 2008/99/CE sulla tutela penale dell’ambiente entro la scadenza del 26 dicembre 2010, ma si aspetta che l’Italia osservi pienamente la direttiva e applichi di conseguenza le sanzioni ai reati in materia di rifiuti elencati nella direttiva, anche a persone giuridiche, qualora esistano le condizioni;
14. invita la Commissione a monitorare gli sviluppi e a sfruttare i propri poteri, anche intentando una nuova azione che chieda sanzioni pecuniarie (articolo 260 del TFUE), al fine di garantire che le autorità campane ottemperino senza indugio alla sentenza della Corte n. C-304/02, in particolare facendo sì che le discariche esistenti rispettino la legislazione UE;
15. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché al governo e al parlamento italiani.
Il Parlamento europeo,
– vista la direttiva 75/42/CEE del Consiglio, del 15 luglio 1975, relativa ai rifiuti1, in particolare l'articolo 4,
– vista la direttiva 91/689/CEE del Consiglio, del 12 dicembre 1991, relativa ai rifiuti pericolosi2, in particolare l'articolo 2,
– vista la direttiva 1999/31/CE del Consiglio, del 26 aprile 1999, relativa alle discariche di rifiuti3, in particolare l'articolo 11 e l'allegato II,
– visto il quadro riveduto della direttiva relativa ai rifiuti (2008/98/CE)4, in particolare gli articoli 17 e 18,
– vista la sua risoluzione del 19 novembre 2003 sulla relazione di seguito relativa alla direttiva del Consiglio 75/442/CEE (direttiva quadro sui rifiuti)5,
– vista la sua risoluzione del 16 settembre 1998 sulla comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio relativa all'applicazione delle direttive sulla politica in materia di rifiuti6,
– visto il documento di lavoro sulla missione d'inchiesta della commissione per le petizioni in Campania (Italia) dal 28 al 30 aprile 20107,
– vista la legge 123/2008 della Repubblica italiana, promulgata il 14 luglio 2008,
– vista la direttiva 2008/99/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 19 novembre 2008, sulla tutela penale dell'ambiente8,
– vista la sentenza della Corte di giustizia europea nella causa C-135/05 del 26 aprile 2007,
– vista la sentenza della Corte di giustizia europea nella causa C-297/08 del 4 marzo 2010,
– visti gli articoli 191 e 260 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE),
– vista la direttiva 2003/35/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 maggio 2003, che prevede la partecipazione del pubblico all'elaborazione di taluni piani e programmi in materia ambientale9, in particolare l'articolo 2,
– vista la convenzione di Aarhus,
– visto l'articolo 115, paragrafo 5, del suo regolamento,
A. considerando che l'emergenza rifiuti in Campania rappresenta il capitolo più complesso di una storia di gestione problematica dei rifiuti in varie parti d'Italia, fra cui il Lazio, la Calabria e la Sicilia, che un'emergenza rifiuti è stata dichiarata negli anni '90 e che sono stati nominati commissari governativi dotati di poteri e fondi speciali,
B. considerando che il decreto legge italiano n. 195 del 31 dicembre 2009 ha dichiarato ufficialmente chiuso lo stato d'emergenza e, da quella data in poi, delega alle autorità provinciali la responsabilità della gestione dei rifiuti,
C. considerando che il 5 ottobre 2010 la commissione per le petizioni del Parlamento ha approvato un documento di lavoro su una missione d'inchiesta in Campania (Italia) dal 28 al 30 aprile 2010, effettuata in risposta a varie petizioni presentate sui problemi di gestione dei rifiuti nella regione,
D. considerando che, dopo quella dell'estate 2007, una nuova crisi è scoppiata subito dopo l'adozione della relazione sulla missione da parte della commissione per le petizioni; che l'annuncio delle conseguenti misure eccezionali, quali l'apertura di nuove discariche, è stato seguito da proteste di massa,
E. considerando che la soluzione iniziale che prevedeva la produzione di "ecoballe" e rifiuti organici non è stata effettuata correttamente, per cui non è stato possibile eliminarle; che, per mancanza di procedimenti di filtraggio o selezione dei rifiuti, secondo le stime sono stati prodotti oltre sette milioni di tonnellate di ecoballe di qualità inferiore agli standard,
F. considerando che il primo inceneritore di Acerra è diventato operativo soltanto nel marzo 2010, che il suo funzionamento è stato ostacolato dalla mancanza di adeguate infrastrutture per la differenziazione e il trattamento dei rifiuti e che persistono preoccupazioni sull'eliminazione delle ceneri tossiche derivanti dall'incenerimento,
G. considerando che i progressi compiuti nella riduzione dei rifiuti e nel riciclaggio dei rifiuti domestici sono stati minimi e che rifiuti domestici e di altro tipo continuano ad essere portati nelle discariche indiscriminatamente, talvolta a quanto sembra mescolati a vari tipi di rifiuti industriali,
H. considerando che numerose discariche sono state dichiarate aree di interesse strategico per cui è stato impedito ai cittadini, ai sindaci e alle autorità locali, compresa la polizia, di verificare cosa vi venga effettivamente trasportato,
I. considerando che l'aspetto più importante della gestione della crisi dei rifiuti è la pratica di derogare a regolamenti e controlli, compresa ad esempio la concessione di deroghe alle valutazioni di impatto ambientale e alla normativa sugli appalti pubblici; che ai commissari è stata conferita l'autorità di decidere l'ubicazione di impianti, discariche e inceneritori nonché le società alle quali affidare i contratti, senza adeguata consultazione o informazione delle autorità locali e degli abitanti circa le decisioni assunte; che il sistema che prevede la gestione dei rifiuti da parte di commissari straordinari è stato oggetto di pesanti critiche e ha dato corso a inchieste giudiziarie, ed è attualmente considerato da gran parte della popolazione come parte del problema, per l'insita mancanza di trasparenza e di vigilanza istituzionale, anziché la soluzione,
J. considerando che, secondo la convenzione di Aarhus, i cittadini hanno il diritto di essere informati della situazione esistente sul proprio territorio e che è compito delle autorità fornire informazioni e motivare i cittadini a sviluppare un atteggiamento e forme di comportamento responsabili; che, conformemente alla direttiva 2003/35/CE, gli Stati membri provvedono affinché al pubblico vengano offerte tempestive ed effettive opportunità di partecipazione alla preparazione e alla modifica o al riesame dei piani ovvero dei programmi che devono essere elaborati,
K. considerando che i cittadini che hanno protestato contro questa situazione o che hanno cercato di proporre approcci alternativi non hanno ricevuto idonea attenzione; che le autorità politiche nazionali hanno posto i siti dei rifiuti e l'inceneritore di Acerra sotto lo stretto controllo delle forze armate; che, recentemente, sono stati operati alcuni arresti nel corso di manifestazioni pubbliche al riguardo, il che dimostra che la relazione tra i cittadini e le autorità è stata danneggiata e che sta crescendo lo scontento dei cittadini,
L. considerando che nel 2007 la Commissione ha deciso di sospendere, sino a quando non sia abolita la struttura commissariale, 135 milioni di euro di contributi per il periodo finanziario 2006-2013, a favore di progetti di gestione dei rifiuti, e un ulteriore importo pari a 10,5 milioni di euro per il periodo finanziario 2000-2006,
M. considerando che in gran parte delle città i progressi compiuti nella riduzione dei rifiuti e nel riciclaggio dei rifiuti domestici sono stati minimi; che, stranamente, notevoli progressi sono stati compiuti in alcune città nella differenziazione e nella raccolta dei rifiuti domestici anche se l'attuale ciclo dei rifiuti si basa ancora ampiamente sulle discariche e sull’incenerimento, in contrasto con gli orientamenti della nuova direttiva quadro sui rifiuti (2008/98/CE); che si sta esaminando un piano di gestione dei rifiuti che rispetti i principi della legislazione dell'UE in materia di rifiuti per quanto riguarda la gerarchia del trattamento e la sicurezza d'impiego delle discariche o dell'incenerimento,
N. considerando che non vengono effettuati controlli sulla qualità dei rifiuti domestici e lo scarico di rifiuti pericolosi in discariche illegali e il fatto che non siano tenuti nel debito conto fattori ideologici e idrologici al momento di decidere l'ubicazione delle discariche in siti quali Chiaiano ha portato a un elevato rischio di contaminazione del suolo e delle falde freatiche circostanti; che ciò viola gli articoli 17 e 18 della direttiva quadro sui rifiuti e la direttiva sulle discariche,
O. considerando che la Corte di giustizia nella sua sentenza del 26 aprile 2007 nella causa C-135/05 ha dichiarato che, omettendo di adottare tutte le misure necessarie per garantire, in particolare, che i rifiuti siano raccolti o smaltiti senza mettere in pericolo la salute umana e senza utilizzare procedure o metodi che possano danneggiare l'ambiente e, in secondo luogo, omettendo di vietare l'abbandono, lo scarico o lo smaltimento incontrollato di rifiuti la Repubblica italiana ha omesso di adempiere ai suoi obblighi nei confronti del diritto comunitario; che, nella sua recente sentenza del 4 marzo 2010 nella causa C-297/08, la Corte di giustizia ha dichiarato che, omettendo di adottare tutte le misure necessarie per la regione Campania, la Repubblica italiana ha omesso di adempiere ai suoi obblighi ai sensi degli articoli 4 e 5 della direttiva 2006/12/CE,
P. considerando che la Commissione non ha ricevuto la versione definitiva del piano di gestione dei rifiuti per la regione Campania nel rispetto della sentenza della Corte; che il Parlamento, ha comunque preso atto di una bozza di piano di gestione dei rifiuti presentato oltre la scadenza del 31 dicembre 2010,
Q. considerando che, nella sua risoluzione del 16 settembre 1998 relativa all'applicazione delle direttive sulla politica in materia di rifiuti, il Parlamento ha già chiesto l'avvio sistematico di procedure di infrazione contro gli Stati membri che omettano di osservare tutte le disposizioni di queste direttive e di redigere un elenco trimestrale delle cause contro gli Stati membri inadempienti intentate dinanzi alla Corte di giustizia, compreso un elenco delle cause già decise dalla Corte e un elenco delle sanzioni da essa imposte; che, nella sua risoluzione del 19 novembre 2003 sulla relazione di seguito sulla direttiva quadro sui rifiuti, ha chiesto un controllo approfondito e coerente e il coordinamento dell'attuazione della legislazione sui rifiuti in vigore,
1. chiede che venga individuata con urgenza una soluzione sostenibile rispondente ai criteri dell'Unione europea, ossia che venga attuato un piano per la gestione dei rifiuti nell'ambito del quale, in conformità della direttiva 2008/98/CE, il rispetto della gerarchia del ciclo dei rifiuti costituisca il fondamento centrale; chiede alla Commissione di tenerlo informato in merito agli sviluppi, compresa l'attuazione di un piano di gestione dei rifiuti, e il rispetto della sentenza della Corte di giustizia del 4 marzo 2010 e delle regole UE;
2. ricorda che il rispetto della normativa dell'UE in materia di rifiuti in Campania richiede un impegno molto energico per ridurre il volume dei rifiuti e spostare l'ago della bilancia verso la prevenzione, la riduzione, il riutilizzo e il riciclaggio dei rifiuti, attraverso la predisposizione di adeguate infrastrutture, e osserva che occorre porre maggiormente l'accento sul recupero dei rifiuti organici, soprattutto in questa regione a vocazione prevalentemente agricola; raccomanda che i dati siano verificati e che sia istituito un sistema per lo scambio delle migliori pratiche;
3. ritiene che le misure straordinarie applicate per lunghi periodi dalle autorità italiane, tra cui la nomina di commissari speciali o la designazione dei siti dei rifiuti quali aree "di interesse strategico" sotto il controllo dell'esercito, siano state controproducenti e teme che l'opacità instauratasi nella gestione dei rifiuti da parte delle autorità pubbliche abbia favorito una maggiore presenza di gruppi di criminalità organizzata, anziché ridurla, sia nella gestione ufficiale dei rifiuti a livello regionale che nello smaltimento illegale dei rifiuti industriali; chiede pertanto alle diverse autorità responsabili di assicurare un livello di trasparenza molto maggiore;
4. sottolinea l'importanza di ricostruire un clima di fiducia attraverso un dialogo strutturato tra i cittadini e le varie autorità nonché tra i diversi livelli di governo; deplora le accuse di ordine penale rivolte dalla autorità contro alcuni cittadini che stavano dimostrando pacificamente contro l'apertura di nuove discariche e la violenza usata dalle forze dell'ordine contro i dimostranti; è convinto che solo coinvolgendo attivamente i cittadini nell'intero processo si possa trovare col tempo una soluzione durevole ai problemi che la regione deve affrontare in materia di rifiuti;
5. ribadisce che la Commissione sta attualmente bloccando i fondi strutturali UE destinati alla Campania, fondi che saranno sbloccati non appena il piano per la gestione dei rifiuti sarà effettivamente conforme alle norme UE;
6. richiama l'attenzione sui sette milioni di tonnellate di ecoballe il cui contenuto è all'esame, ammassate nei siti di stoccaggio, specialmente a Taverna del Re, e sottolinea l'importanza di dare la priorità alla loro rimozione e al loro smaltimento, una volta che ne sia stato opportunamente accertato l'esatto contenuto; insiste sul fatto che lo smaltimento delle ecoballe deve avvenire utilizzando opportune forme di trattamento e affrontato nel quadro del piano per la gestione dei rifiuti, stabilendo chiaramente i siti in cui deve avvenire ogni trattamento e basandosi sulle prassi previste dalla legge;
7. osserva che occorre esaminare con urgenza lo scarico abusivo e a cielo aperto di rifiuti misti e non identificati nei pressi del sito di Ferrandelle e chiede che vengano eseguiti rigorosi controlli di gestione; ricorda alle autorità competenti che, per rispettare appieno la direttiva IED/IPPC (direttiva 2010/75/UE), esse devono predisporre rigorosi controlli sulla manipolazione di specifici tipi di rifiuti industriali, a prescindere dalla loro origine; evidenzia inoltre che devono essere approntati siti all'uopo designati che siano conformi alle disposizioni delle direttive UE applicabili, assicurando in tal modo la realizzazione di infrastrutture adeguate per i rifiuti industriali, speciali e tossici; domanda una spiegazione per il mancato utilizzo del sito destinato ad accogliere i rifiuti organici e chiede che ne venga disposta l'entrata in funzione, a condizione che la struttura soddisfi i criteri stabiliti dalla direttiva sulla gestione dei rifiuti; sollecita un monitoraggio delle discariche gestite privatamente senza idonea autorizzazione e un'idonea azione per garantire il rispetto delle regole UE;
8. deplora la precedente decisione di aprire discariche in aree protette all'interno del parco nazionale del Vesuvio, come a Terzigno; si oppone fermamente a qualsiasi progetto di ampliamento di queste discariche e accoglie positivamente la decisione di non aprire una seconda discarica a Terzigno (Cava Vitiello);
9. prende atto del fatto che la Commissione ha dichiarato che la localizzazione di discariche in siti della rete Natura 2000 non costituisce di per sé violazione del diritto dell'Unione e rileva inoltre che, nel rispetto del diritto dell'Unione, sono state selezionate o sono già utilizzate discariche situate in parchi naturali, in siti della rete Natura 2000 e in siti appartenenti al patrimonio dell'UNESCO; si domanda se ciò comporti rischi per l'ambiente o la salute; ritiene che situare discariche in zone culturali o protette sia inconciliabile con la normativa ambientale; chiede che la Commissione modifichi la normativa UE sui rifiuti in modo da vietare categoricamente la presenza di discariche in siti della rete Natura 2000; propone che la Commissione chieda alla Corte di giustizia di emanare un'ingiunzione in caso di ampliamento delle discariche esistenti in aree naturali protette o dell'apertura di nuove discariche in siti della rete Natura 2000;
10. esorta il governo italiano ad agire in questo settore conformemente al diritto UE, in particolare a osservare le due ultime sentenze della Corte di giustizia europea, a rispettare i termini di osservanza che ne derivano, fissati dalla Commissione, rettificando tutte le già ricordate violazioni del diritto UE, in linea con l'obbligo di prendere le misure necessarie a garantire il rispetto a tutti i livelli dell’acquis comunitario UE;
11. invita la Commissione a fare il tutto il possibile, nell'ambito delle sue competenze, per monitorare gli sforzi compiuti dalla autorità italiane competenti per garantire che i rifiuti siano adeguatamente raccolti, differenziati e trattati, ad esempio mediante ispezioni sistematiche, ed esorta le autorità regionali a presentare un piano credibile di gestione dei rifiuti; chiede alla Commissione di invitare la delegazione del Parlamento europeo a partecipare alle ispezioni;
12. sottolinea che la pianificazione e attuazione del ciclo dei rifiuti è di competenza delle autorità italiane; ritiene che l'onere di bonificare i siti campani che sono stati contaminati dall'inquinamento proveniente da varie forme di rifiuti non debba essere sostenuto dai contribuenti, ma dai responsabili dell'inquinamento conformemente al principio "chi inquina paga";
13. rileva che l’Italia non ha notificato la trasposizione della direttiva 2008/99/CE sulla tutela penale dell’ambiente entro la scadenza del 26 dicembre 2010, ma si aspetta che l’Italia osservi pienamente la direttiva e applichi di conseguenza le sanzioni ai reati in materia di rifiuti elencati nella direttiva, anche a persone giuridiche, qualora esistano le condizioni;
14. invita la Commissione a monitorare gli sviluppi e a sfruttare i propri poteri, anche intentando una nuova azione che chieda sanzioni pecuniarie (articolo 260 del TFUE), al fine di garantire che le autorità campane ottemperino senza indugio alla sentenza della Corte n. C-304/02, in particolare facendo sì che le discariche esistenti rispettino la legislazione UE;
15. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché al governo e al parlamento italiani.
Segnaliamo la “malaburocrazia” per favorire lo “sviluppo economico e sociale”.
Ritengo che in Sicilia stiamo giocando i tempi supplementari; in uno spazio al limite del tempo tra “coscienza” ed “incoscienza”, tra “ legittimità “ ed “illegittimità “, tra sviluppo ricercato e sottosviluppo prodotto. Chi lavora per produrre deve superare la coscienza per ritrovarsi coscientemente nell’incoscienza percorrendo la strada dell’illegittimità. La malaburocrazia è lo strumento illegittimo del “fare”; così come quando il male si sostituisce al bene; come quando la piena supera gli argini ed invade i campi, tutto è uguale, un disastro continuo, un paesaggio uniforme, dove cresce di tutto nella totale devastazione.
Il mostro da abbattere è la malaburocrazia. Ostacolo sempre più ingombrante al buon funzionamento della macchina amministrativa, contro il quale niente e nessuno può. Cresciuto a dismisura e alimentato dalla stessa politica negli anni in cui questa perdeva legittimazione e forza, questo mostro ha occupato tutto lo spazio possibile acquistando un potere di gran lunga eccedente le sue proprie capacità. In assenza di una tradizione e di una scuola come in Francia, di una cultura del servizio come nei paesi anglosassoni o, ancora, del senso del dovere che si riscontra nei popoli tedeschi, la nostra burocrazia è diventata un ingombro allo sviluppo.
Ma cos’è esattamente la mala burocrazia? Lenta, farraginosa, compiaciuta di se stessa, autoreferenziale e molto spesso irresponsabile, ma caratterizzata dall’assenza di regole certe, anche dure se necessarie per proteggere il bene comune, essa si professa forte ed arrogante con i deboli a cui impone ora questa ora quest’altra regola, e debole con i forti. Può capitare dunque che una carrozzeria possa avere limiti ambientali ed urbanistici ben più stringenti di un petrolchimico. Può capitare che per montare un minieolico da pochi KW in città su disgustosi casermoni anni 70 si richiamino motivi e considerazioni che svaniscono quando l’eolico è di grande dimensioni.
La mala burocrazia condiziona e contagia i bravi e volenterosi, che pure non mancano, determinando una situazione di generale e diffusa inefficienza. Invece che semplificare, piuttosto che togliere alla politica la tentazione di farsi corrompere o comunque di avvantaggiarsi del proprio potere, di potere se n'è creato un altro ben più ostile ed arrogante, indifferente al raggiungimento di qualsiasi obiettivo. A questo problema occorre porre mano. Nessuna politica, anche la più lungimirante, può essere realizzata in assenza di un corpo amministrativo selezionato sulla base della competenza e della buona disposizione a lavorare per il bene comune. Questa tendenza deve cambiare in fretta. Per rimettere in piedi il Paese e la nostra sfortunata Regione dobbiamo riscoprire il valore del “FARE”, del “MERITO”, del “RISULTATO”, dell’ ORGOGLIO di avere bene contribuito a raggiungere il bene comune.
Il mostro da abbattere è la malaburocrazia. Ostacolo sempre più ingombrante al buon funzionamento della macchina amministrativa, contro il quale niente e nessuno può. Cresciuto a dismisura e alimentato dalla stessa politica negli anni in cui questa perdeva legittimazione e forza, questo mostro ha occupato tutto lo spazio possibile acquistando un potere di gran lunga eccedente le sue proprie capacità. In assenza di una tradizione e di una scuola come in Francia, di una cultura del servizio come nei paesi anglosassoni o, ancora, del senso del dovere che si riscontra nei popoli tedeschi, la nostra burocrazia è diventata un ingombro allo sviluppo.
Ma cos’è esattamente la mala burocrazia? Lenta, farraginosa, compiaciuta di se stessa, autoreferenziale e molto spesso irresponsabile, ma caratterizzata dall’assenza di regole certe, anche dure se necessarie per proteggere il bene comune, essa si professa forte ed arrogante con i deboli a cui impone ora questa ora quest’altra regola, e debole con i forti. Può capitare dunque che una carrozzeria possa avere limiti ambientali ed urbanistici ben più stringenti di un petrolchimico. Può capitare che per montare un minieolico da pochi KW in città su disgustosi casermoni anni 70 si richiamino motivi e considerazioni che svaniscono quando l’eolico è di grande dimensioni.
La mala burocrazia condiziona e contagia i bravi e volenterosi, che pure non mancano, determinando una situazione di generale e diffusa inefficienza. Invece che semplificare, piuttosto che togliere alla politica la tentazione di farsi corrompere o comunque di avvantaggiarsi del proprio potere, di potere se n'è creato un altro ben più ostile ed arrogante, indifferente al raggiungimento di qualsiasi obiettivo. A questo problema occorre porre mano. Nessuna politica, anche la più lungimirante, può essere realizzata in assenza di un corpo amministrativo selezionato sulla base della competenza e della buona disposizione a lavorare per il bene comune. Questa tendenza deve cambiare in fretta. Per rimettere in piedi il Paese e la nostra sfortunata Regione dobbiamo riscoprire il valore del “FARE”, del “MERITO”, del “RISULTATO”, dell’ ORGOGLIO di avere bene contribuito a raggiungere il bene comune.
(lettera firmata arrivata al blogger)
giovedì 10 febbraio 2011
Un quadro strategico comune europeo per la competitività e l'innovazione
Eleonora Santucci
LIVORNO. La Commissione europea propone un "Quadro strategico comune"- inserito in un Libro Verde - relativo all'attuale programma quadro di ricerca (7° PQ), il programma quadro per la competitività e l'innovazione e l'Istituto europeo dell'innovazione e della tecnologia (Eit).
E lo fa con l'intento di creare un insieme coerente di strumenti di finanziamento lungo l'"intera catena dell'innovazione", dalla ricerca fondamentale all'immissione sul mercato di prodotti e servizi innovativi, sostenendo anche l'innovazione non tecnologica (ad esempio nel settore del design e della commercializzazione). Tanto che si ripropone entro il 2011 di presentare una proposta legislativa relativa alle spese di ricerca e innovazione nell'ambito del futuro bilancio Ue dopo il 2013.
LIVORNO. La Commissione europea propone un "Quadro strategico comune"- inserito in un Libro Verde - relativo all'attuale programma quadro di ricerca (7° PQ), il programma quadro per la competitività e l'innovazione e l'Istituto europeo dell'innovazione e della tecnologia (Eit).
E lo fa con l'intento di creare un insieme coerente di strumenti di finanziamento lungo l'"intera catena dell'innovazione", dalla ricerca fondamentale all'immissione sul mercato di prodotti e servizi innovativi, sostenendo anche l'innovazione non tecnologica (ad esempio nel settore del design e della commercializzazione). Tanto che si ripropone entro il 2011 di presentare una proposta legislativa relativa alle spese di ricerca e innovazione nell'ambito del futuro bilancio Ue dopo il 2013.
Acqua, agricoltura e ambiente
Agricoltura, utilities e industria alleate per la sostenibilità
Roma, 22 febbraio 2011
Sala Conferenze, Palazzo Marini - Via del Pozzetto.
Per la prima volta allo stesso tavolo tutti i soggetti interessati all’acqua, dall’agricoltura agli usi civili: Istituzioni, Federutility, Anbi, Coldiretti, aziende.
Per discutere del bilancio e delle prospettive “sostenibili” tracciate nello studio di Althesys, che ha analizzato i possibili impatti sull’economia dell’adozione di politiche efficienti e innovative nella gestione dell’acqua.
per iscriversi al convegno
http://www.althesys.com/eventi.cfm?evento=505
per maggiori informazioni
http://www.althesys.com/eventi.cfm?evento=505
Risarcibilità del danno ambientale
Per dare una definizione di danno ambientale e del suo risarcimento possiamo fare una macro distinzione tra ordinamenti di common law e di civil law.
Gli ordinamenti di common law, nonostante negli ultimi anni ci sia stato un surplus normativo in materia ambientale (aria, acqua, suolo, inquinamento atmosferico, rifiuti), essendo ancorati al diritto giurisprudenziale la definizione di danno ambientale e le modalità di risarcimento sono legate all’orientamento della giurisprudenza.
Gli ordinamenti di common law, nonostante negli ultimi anni ci sia stato un surplus normativo in materia ambientale (aria, acqua, suolo, inquinamento atmosferico, rifiuti), essendo ancorati al diritto giurisprudenziale la definizione di danno ambientale e le modalità di risarcimento sono legate all’orientamento della giurisprudenza.
SOCIETA’ PIRELLI DI VILLAFRANCA LE FIBRE KILLER E I CANCEROGENI MIETONO VITTIME
SOCIETA’ PIRELLI DI VILLAFRANCA LE FIBRE KILLER E I CANCEROGENI MIETONO VITTIME
Mentre l’on. Nino Germanà, si accingeva a prepararsi per l’interpellanza sulle fibre killer di Amianto e sui prodotti cancerogeni della Valle del Mela e della Società Pirelli Spa, da discutere oggi, in parlamento a Roma e l’Asp 5 di Messina non riesce, dal lontano settembre 2010, ad iniziare le sorveglianze Sanitarie per gli ex dipendenti in pensione della Pirelli e di tutte le altre aziende della provincia, il Killer colpisce ancora.
La settimana scorsa è toccato ad una ex lavoratrice, per la quale aspettiamo di avere la documentazione, ma sembrerebbe causa morte per Neoplasia, ieri è toccato a Benito Bonaccorso, residente a Messina, di anni 74. Ha lavorato alla Società Pirelli di Villafranca Tirrena dal 31/03/1964 al 30/06/1992 per anni 28, con mansioni di manutentore meccanico.
Dopo tanti anni di serio lavoro, effettuato senza mezzi di protezione e senza essere mai stato al corrente dei rischi lavorativi, alla chiusura dell’azienda, nel 92, andato in pensione, inizia ad accusare disturbi respiratori, nel 2008, sottoposto a sue spese, in quanto abbandonato dalle Sorveglianze Sanitarie previste per legge, si sottopone ad alcuni accertamenti e ricoveri, per i quali gli viene diagnosticato un CARCINOMA POLMONARE IN SOGGETTO ESPOSTO AD AMIANTO CON INSUFFICIENZA CARDIACA, riconosciuta anche dall’INAIL il 04/02/2009.
Impossibile descrivere le gravi sofferenze per i quali è stato costretto a convivere, Benito, in questi due anni e mesi, per non parlare dei figli che costantemente gli sono rimasti al suo fianco, cercando di aiutarlo o di alleviare i dolori, pur sapendo che non vi era nulla da fare contro il Killer della vita.
Chiediamo, ai responsabili dell’ASP 5 di Messina, all’Assessore Regionale alla Sanità Siciliana, quante ex dipendenti dovranno morire prima di effettuare quella sorveglianza Sanitaria prevista dalle vigenti normative? Non bastano i circa 300 decessi? Quante ex lavoratori non potranno essere salvati? Quali i motivi di tutto questo ritardo? Le risorse Finanziarie? Ci auguriamo che così non sia in quanto una vita umana non può essere raffrontata con le risorse finanziarie.
Il Presidente
Salvatore Nania
Giammoro li 10/02/2012
mercoledì 9 febbraio 2011
dare voce alle morti silenti vittime dell'Amianto
martedì 8 febbraio 2011
Il Cambiamento è arrivato!
Ci siamo! Il Cambiamento è arrivato! Il Cambiamento è qui. Come dove? Proprio davanti ai tuoi occhi, ma soprattutto dentro di te, tra i tuoi amici e conoscenti, in ogni tua, vostra, nostra azione. È ora di metterci in moto. Noi, insieme, ce la faremo. Anzi, ce l'abbiamo già fatta!
Campi elettromagnetici e salute umana: servono nuovi standard
Il 3 febbraio scorso l'International EMF Alliance (IEMFA), Alleanza Internazionale sui Campi Elettromagnetici, ha annunciato la pubblicazione sulla rivista scientifica Environmental Health di un parere scientifico sui pericoli per la salute umana derivanti dall'esposizione ai campi elettromagnetici.
Considerati i rischi ai quali è esposta la popolazione mondiale, il Seletun Scientific Statement - accordo redatto da sette scienziati provenienti da cinque paesi e coordinato dal prof. Olle Johansson dell'Istituto Karolinska in Svezia – chiede ai governi una notevole riduzione dei limiti di esposizione ai campi elettromagnetici.
Considerati i rischi ai quali è esposta la popolazione mondiale, il Seletun Scientific Statement - accordo redatto da sette scienziati provenienti da cinque paesi e coordinato dal prof. Olle Johansson dell'Istituto Karolinska in Svezia – chiede ai governi una notevole riduzione dei limiti di esposizione ai campi elettromagnetici.
Energie rinnovabili e inquinamento del paesaggio
Puntare sulle energie rinnovabili rappresenta sicuramente una soluzione valida per la salute del pianeta e dei suoi abitanti, a condizione però, ci ricorda Antoine Fratini nell'articolo che segue, "che alle forme classiche di inquinamento dell’aria e dell’acqua non si sostituisca l’inquinamento dei paesaggi e dell’anima".
mercoledì 26 gennaio 2011
UFFICIO SPECIALE AMIANTO E AREE AD ELEVATO RISCHIO AMBIENTALE
martedì 25 gennaio 2011
La VIA: principi e finalita'
Ogni azione sull'ambiente può avere effetti reversibili o irreversibili, a lungo o a breve termine. La crescente capacità che l'uomo ha di interferire con l'ambiente circostante ha determinato un conseguente aumento dei danni procurati all'ambiente e di conseguenza a se stesso. Dal secondo dopoguerra la necessità di analizzare i danni ambientali è andata crescendo assieme all'esigenza di tutela dai danni stessi. Come abbiamo detto nel precedente capitolo, il diritto ambientale è una nuova area della giurisprudenza, nata nel '800 e sviluppatasi dagli anni '60 del '900, con un approccio command and control. Tale approccio ha mostrato una serie di limiti intrinseci che hanno portato a sviluppare leggi e politiche che incoraggino l'autoregolamentazione. La Valutazione di Impatto Ambientale è l'esempio più significativo di questo approccio (Heinelt et. al 2001) e l'idea centrale è che se un progetto ha una probabilità di avere una influenza sull'ambiente, questo dovrebbe essere esaminato prima che sia autorizzato.
Si innesca quindi un processo a due stadi.
Il primo stadio consiste nel recuperare e analizzare informazioni rilevanti e nello sviluppare un giudizio che descriva i probabili effetti (impatti) sull'ambiente (quello che in Italia chiamiamo Studio di Impatto Ambientale o SIA). In teoria questo processo dovrebbe essere sia adeguato sia obiettivo e secondo Stuart Bell e Donald McGillivray (due giuristi ambientali britannici) "la VIA ideale dovrebbe basarsi su una serie di informazioni oggettive ed obiettive che possano produrre un giudizio coerente e completo" [1].
Il secondo stadio consiste nalla valutazione delle informazioni da parte di un Ente di Competenza, che deve analizzare il probabili impatti come emergono dal SIA prima di decidere l'approvazione del progetto. L'autorità competente può concludere che i benefici economici siano superiori al danno ambientale probabilmente causato dal progetto, ma non può dare l'autorizzazione senza fornire in modo chiaro le implicazioni negative che esso comporta sull'ambiente e proporre meccanismi di mitigazione o compensazione del danno.
Si innesca quindi un processo a due stadi.
Il primo stadio consiste nel recuperare e analizzare informazioni rilevanti e nello sviluppare un giudizio che descriva i probabili effetti (impatti) sull'ambiente (quello che in Italia chiamiamo Studio di Impatto Ambientale o SIA). In teoria questo processo dovrebbe essere sia adeguato sia obiettivo e secondo Stuart Bell e Donald McGillivray (due giuristi ambientali britannici) "la VIA ideale dovrebbe basarsi su una serie di informazioni oggettive ed obiettive che possano produrre un giudizio coerente e completo" [1].
Il secondo stadio consiste nalla valutazione delle informazioni da parte di un Ente di Competenza, che deve analizzare il probabili impatti come emergono dal SIA prima di decidere l'approvazione del progetto. L'autorità competente può concludere che i benefici economici siano superiori al danno ambientale probabilmente causato dal progetto, ma non può dare l'autorizzazione senza fornire in modo chiaro le implicazioni negative che esso comporta sull'ambiente e proporre meccanismi di mitigazione o compensazione del danno.
Aria killer nella Sicilia senza Piano
Ambiente. Lo strumento basilare che continua a mancare.
Il ritardo. Le città siciliane soffrono lo smog anche perché manca lo strumento regionale di riferimento. Il Piano sulla qualità dell’aria è atteso dal 2002, ma era già previsto nel 1999.
Il quadro. Dalla Regione fanno sapere che il testo era pronto sei mesi fa. Necessario l’aggiornamento sulla base delle ultime
direttive europee, mentre per l’applicazione sono previsti ancora tempi lunghi.
Il ritardo. Le città siciliane soffrono lo smog anche perché manca lo strumento regionale di riferimento. Il Piano sulla qualità dell’aria è atteso dal 2002, ma era già previsto nel 1999.
Il quadro. Dalla Regione fanno sapere che il testo era pronto sei mesi fa. Necessario l’aggiornamento sulla base delle ultime
direttive europee, mentre per l’applicazione sono previsti ancora tempi lunghi.
quotidiano di sicilia il giornale economico della Sicilia
Riciclo e valorizzazione, recepita la direttiva Ue
Riciclo e valorizzazione, recepita la direttiva Ue
di Rosario Battiato
Appena due giorni fa il Consiglio dei ministri ha approvato la 98/2008. Nell’Isola la trasformazione di rifiuti in energia pari allo 0,6%
PALERMO – Risolvere il dramma rifiuti nell’Isola è una necessità isolana, ma anche un richiesta europea. L’ultima direttiva dell’Unione in materia di rifiuti (la Direttiva 2008/98/CE) – approvato due giorni fa in Consiglio dei Ministri il Decreto Legislativo che la recepisce - prevede l’incenerimento a determinate condizioni.
La direttiva, che è anche l’ispiratrice della l.r. 9/2010 della Regione Siciliana, dona priorità alla sostenibilità ambientale e quindi, secondo quanto previsto già nella risoluzione del 24 febbraio del 1997, la “prevenzione e il riutilizzo e il riciclaggio di materiali dovrebbero preferirsi alla valorizzazione energetica dei rifiuti, nella misura in cui essi rappresentano le alternative migliori dal punto di vista ecologico”.
di Rosario Battiato
Appena due giorni fa il Consiglio dei ministri ha approvato la 98/2008. Nell’Isola la trasformazione di rifiuti in energia pari allo 0,6%
PALERMO – Risolvere il dramma rifiuti nell’Isola è una necessità isolana, ma anche un richiesta europea. L’ultima direttiva dell’Unione in materia di rifiuti (la Direttiva 2008/98/CE) – approvato due giorni fa in Consiglio dei Ministri il Decreto Legislativo che la recepisce - prevede l’incenerimento a determinate condizioni.
La direttiva, che è anche l’ispiratrice della l.r. 9/2010 della Regione Siciliana, dona priorità alla sostenibilità ambientale e quindi, secondo quanto previsto già nella risoluzione del 24 febbraio del 1997, la “prevenzione e il riutilizzo e il riciclaggio di materiali dovrebbero preferirsi alla valorizzazione energetica dei rifiuti, nella misura in cui essi rappresentano le alternative migliori dal punto di vista ecologico”.
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sabato 22 gennaio 2011
Oh mio Dio! Calano i consumi
L'assillo della moneta e la cultura del debito
L'assillo della moneta e lo spettro della povertà contraddistinguono la civiltà consumistica, incapace di provvedere autonomamente ai propri bisogni primari e ben predisposta all'acquisto di beni futili (specie se a 'tasso 0'). Come liberarci dalla dipendenza da questo sistema per tendere verso una maggior equità e giustizia sociale? Il primo passo sta nel sostituire la cultura del debito con quella del risparmio.
di Francesco De Robertis - 18 Gennaio 2011
L'assillo della moneta e lo spettro della povertà contraddistinguono la civiltà consumistica, incapace di provvedere autonomamente ai propri bisogni primari e ben predisposta all'acquisto di beni futili (specie se a 'tasso 0'). Come liberarci dalla dipendenza da questo sistema per tendere verso una maggior equità e giustizia sociale? Il primo passo sta nel sostituire la cultura del debito con quella del risparmio.
di Francesco De Robertis - 18 Gennaio 2011
venerdì 21 gennaio 2011
Nel GOLFO di Milazzo non potrà succedere mai ..... !!!!
Porto Torres, un altro incidente si aggiunge alla marea nera
Ad una settimana esatta dallo sversamento in mare di circa 18mila litri di olio combustibile causato da una perdita nell'impianto portuale della E.On, la mattina del 18 gennaio nel polo industriale di Porto Torres si è verificato un altro incidente.
Questa volta si è trattato della perdita di alcune centinaia di litri di acqua contaminata da residui di gasolio pesante provenienti dal circuito delle acque reflue oleose e riversatesi nello specchio d'acqua interno al Porto Industriale. Per far luce sull'episodio la Procura di Sassari ha aperto un'inchiesta con l'ipotesi di reato di danno ambientale.
Approfondisci su il cambiamento
Ad una settimana esatta dallo sversamento in mare di circa 18mila litri di olio combustibile causato da una perdita nell'impianto portuale della E.On, la mattina del 18 gennaio nel polo industriale di Porto Torres si è verificato un altro incidente.
Questa volta si è trattato della perdita di alcune centinaia di litri di acqua contaminata da residui di gasolio pesante provenienti dal circuito delle acque reflue oleose e riversatesi nello specchio d'acqua interno al Porto Industriale. Per far luce sull'episodio la Procura di Sassari ha aperto un'inchiesta con l'ipotesi di reato di danno ambientale.
Approfondisci su il cambiamento
Stiglitz al Global Poverty Summit: «Ancora povertà se i Paesi ricchi non trasformano la retorica in azione»
Il libero commercio non basta, Indispensabile l'intervento dello Stato
LIVORNO. Il Global Poverty Summit si è concluso a Johannesburg con la dichiarazione che le regole commerciali non possono essere applicate dai Paesi ricchi anche se i Paesi poveri non le condividono. Secondo la dichiarazione del summit ci dovrebbero essere «Differenziali seri, importanti e significativi e dei dispositivi complementari alle differenti fasi di sviluppo» e per lottare davvero contro la povertà «Il mondo ha bisogno di accelerare i progressi degli Obiettivi del Millennio per lo sviluppo (Dmg)». Ma la dichiarazione finale del Global Poverty Summit sottolinea che per far questo «Le politiche hanno bisogno di essere riformate», ad iniziare da quelle del commercio internazionale e che «Questa azione coraggiosa è giustificata dal divario sempre più crescente tra i ricchi ed i poveri».
Cinquanta tra i migliori cervelli del mondo riuniti a Johannesburg hanno discusso del ruolo delle istituzioni globali nella riduzione della povertà e dei perché oltre un miliardo di persone, circa un quinto della popolazione mondiale, vivano in assoluta povertà, nonostante abitino ancora in un mondo con abbastanza risorse e cibo e con nuove conoscenze e tecnologie.
Joseph Stiglitz, premio Nobel per l'economia e presidente del Brooks world poverty institute, ha detto nel suo intervento al summit che «Il commercio internazionale non aiuterà a combattere la povertà se i Paesi ricchi non trasformano la loro retorica in azione. Per riuscire a farlo, c'è bisogno di coraggio e di sacrifici da parte dei Paesi ricchi. Le nazioni ricche devono accettare che ci sarà un prezzo da pagare per il cambiamento. Questo cambiamento significa "cambiare le carte in tavola", in una certa misura, degli attuali commerci nel mondo».
Secondo i delegati «I governi devono essere protagonisti dell'economia globale, e non rimanere ai margini in un mondo fatto di mercati senza limiti».
Rorden Wilkinson, direttore per la ricerca del Brooks World Poverty Institute ha ricordato un'ovvietà seppellita nel dimenticatoio degli anni dell'iperliberismo rampante e della finanziarizzazione dell'economia: «Nessun Paese industriale sarebbe arrivato dove è oggi senza un significativo intervento dello Stato. Il tema scottante della sicurezza alimentare sottolinea il caso della necessità dell'intervento dello Stato».
Per questo la dichiarazione del summit dice che «Gli Stati hanno il diritto di attuare misure di lotta contro la volatilità dei prezzi dei generi alimentari e che dovrebbero essere adottate regole globali per impedire speculazioni e ingiustizie in questo settore».
[ 20 gennaio 2011 ] Economia ecologica
LIVORNO. Il Global Poverty Summit si è concluso a Johannesburg con la dichiarazione che le regole commerciali non possono essere applicate dai Paesi ricchi anche se i Paesi poveri non le condividono. Secondo la dichiarazione del summit ci dovrebbero essere «Differenziali seri, importanti e significativi e dei dispositivi complementari alle differenti fasi di sviluppo» e per lottare davvero contro la povertà «Il mondo ha bisogno di accelerare i progressi degli Obiettivi del Millennio per lo sviluppo (Dmg)». Ma la dichiarazione finale del Global Poverty Summit sottolinea che per far questo «Le politiche hanno bisogno di essere riformate», ad iniziare da quelle del commercio internazionale e che «Questa azione coraggiosa è giustificata dal divario sempre più crescente tra i ricchi ed i poveri».
Cinquanta tra i migliori cervelli del mondo riuniti a Johannesburg hanno discusso del ruolo delle istituzioni globali nella riduzione della povertà e dei perché oltre un miliardo di persone, circa un quinto della popolazione mondiale, vivano in assoluta povertà, nonostante abitino ancora in un mondo con abbastanza risorse e cibo e con nuove conoscenze e tecnologie.
Joseph Stiglitz, premio Nobel per l'economia e presidente del Brooks world poverty institute, ha detto nel suo intervento al summit che «Il commercio internazionale non aiuterà a combattere la povertà se i Paesi ricchi non trasformano la loro retorica in azione. Per riuscire a farlo, c'è bisogno di coraggio e di sacrifici da parte dei Paesi ricchi. Le nazioni ricche devono accettare che ci sarà un prezzo da pagare per il cambiamento. Questo cambiamento significa "cambiare le carte in tavola", in una certa misura, degli attuali commerci nel mondo».
Secondo i delegati «I governi devono essere protagonisti dell'economia globale, e non rimanere ai margini in un mondo fatto di mercati senza limiti».
Rorden Wilkinson, direttore per la ricerca del Brooks World Poverty Institute ha ricordato un'ovvietà seppellita nel dimenticatoio degli anni dell'iperliberismo rampante e della finanziarizzazione dell'economia: «Nessun Paese industriale sarebbe arrivato dove è oggi senza un significativo intervento dello Stato. Il tema scottante della sicurezza alimentare sottolinea il caso della necessità dell'intervento dello Stato».
Per questo la dichiarazione del summit dice che «Gli Stati hanno il diritto di attuare misure di lotta contro la volatilità dei prezzi dei generi alimentari e che dovrebbero essere adottate regole globali per impedire speculazioni e ingiustizie in questo settore».
[ 20 gennaio 2011 ] Economia ecologica
Industrializzazione senza sviluppo " La valle dimenticata, meno di Gela!"
Ovidio definisce il Melan "pingui pascoli delle sacre
vacche" (Metamorfosi, 476)
Gela. Industrializzazione senza sviluppo
di Eyvind Hytten e Marco Marchioni
a cura di Salvatore Parlagreco
Abituati a osservare il potere, concreto e visibile, sotto l'albero del carrubo della villa di Sua Eccellenza il Ministro o alla Camera del Lavoro, i gelesi, dall’oggi al domani, dovettero immaginarlo in qualche posto del mondo, anonimo e irraggiungibile, che qualcuno in fabbrica chiamava «sette sorelle»; sicché, alcuni anni dopo, non pochi ripresero a rifugiarsi nei misteri meno fitti e pretenziosi del Corpus Domini, nelle affidabili preghiere alla Madonna delle Grazie e Maria dell'Alemanna sotto lo sguardo paterno di Monsignore.
Prosegui...
vacche" (Metamorfosi, 476)
Gela. Industrializzazione senza sviluppo
di Eyvind Hytten e Marco Marchioni
a cura di Salvatore Parlagreco
Abituati a osservare il potere, concreto e visibile, sotto l'albero del carrubo della villa di Sua Eccellenza il Ministro o alla Camera del Lavoro, i gelesi, dall’oggi al domani, dovettero immaginarlo in qualche posto del mondo, anonimo e irraggiungibile, che qualcuno in fabbrica chiamava «sette sorelle»; sicché, alcuni anni dopo, non pochi ripresero a rifugiarsi nei misteri meno fitti e pretenziosi del Corpus Domini, nelle affidabili preghiere alla Madonna delle Grazie e Maria dell'Alemanna sotto lo sguardo paterno di Monsignore.
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L'utilizzo delle Fonti rinnovabili e un'attività di pubblico interesse e di pubblica utilità
La realizzazione e gestione di impianti eolici rientra tra le attività di impresa liberalizzate, che, a scopo di semplificazione burocratica e nel rispetto dei principi comunitari, viene sottoposta a un'autorizzazione unica. Una autorizzazione che costituisce anche titolo per la costruzione dell'impianto e che è sostitutiva del permesso di costruire, dato che il Comune può far valere il proprio interesse, ambientale ed urbanistico, ad una corretta localizzazione urbanistica del parco eolico e alla sua conformità edilizia, nell'ambito nella conferenza di servizi.
L'utilizzazione delle fonti di energia rinnovabile è attività di pubblico interesse e di pubblica utilità e le opere relative sono indifferibili e urgenti. Anche perché lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili, ma pure la ricerca, la promozione, lo sviluppo e la maggior utilizzazione di tecnologie avanzate e compatibili con l'ambiente contribuiscono alla riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, un impegno internazionale assunto dall'Italia con la sottoscrizione del cosiddetto "Protocollo di Kyoto".
Lo ricorda il Tribunale amministrativo regionale della Calabria (Tar) a proposito del diniego formatosi in ordine all'istanza per il rilascio dell'autorizzazione unica prevista per la realizzazione di un impianto da fonte eolica, (costituito da 5 aerogeneratori tripala di potenza unitaria di 3000 kw per una potenza complessiva di 15 Mw) nella località Sansinato del Comune di Catanzaro. Un diniego, quello del Comune, motivato in relazione alla mancata approvazione del previsto "Piano Energetico Ambientale Comunale" per la localizzazione degli impianti eolici, nonostante che il Piano Regolatore preveda la realizzazione di impianti eolici in determinate aree.La scelta del Comune, si traduce in una sorta di "sospensione sine die" delle richieste di autorizzazione in tale settore, che esige la conclusione del procedimento entro il termine definito di 180 giorni in modo uniforme sull'intero territorio nazionale.
Secondo il legislatore nazionale del 2003 (Dlgs 387/2003 "Attuazione della direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell'elettricità") la costruzione e l'esercizio degli impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili, gli interventi di modifica, potenziamento, rifacimento totale o parziale e riattivazione, le opere connesse e le infrastrutture indispensabili alla costruzione e all'esercizio degli impianti stessi, sono soggetti ad una autorizzazione unica. Tale autorizzazione è rilasciata dalla regione o altro soggetto istituzionale delegato dalla regione, nel rispetto delle normative vigenti in materia di tutela dell'ambiente, di tutela del paesaggio e del patrimonio storico-artistico.
Dunque, l'impatto territoriale degli impianti per la produzione di energia eolica - sicuramente rilevante e tale da giustificare l'esercizio dei poteri urbanistici e paesaggistici - non è un elemento da considerare in via esclusiva, perché si dovrà tener conto principalmente dell'interesse nazionale all'approvvigionamento energetico, soprattutto se in forme non inquinanti. Che, fra l'altro, richiede la necessità della precisa indicazione delle ragioni ostative al rilascio della autorizzazione paesaggistica, al fine di eliminare sproporzioni fra la tutela dei vincoli e la finalità di pubblico interesse sotteso alla produzione ed utilizzazione dell'energia elettrica.
L'utilizzazione delle fonti di energia rinnovabile è attività di pubblico interesse e di pubblica utilità e le opere relative sono indifferibili e urgenti. Anche perché lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili, ma pure la ricerca, la promozione, lo sviluppo e la maggior utilizzazione di tecnologie avanzate e compatibili con l'ambiente contribuiscono alla riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, un impegno internazionale assunto dall'Italia con la sottoscrizione del cosiddetto "Protocollo di Kyoto".
Lo ricorda il Tribunale amministrativo regionale della Calabria (Tar) a proposito del diniego formatosi in ordine all'istanza per il rilascio dell'autorizzazione unica prevista per la realizzazione di un impianto da fonte eolica, (costituito da 5 aerogeneratori tripala di potenza unitaria di 3000 kw per una potenza complessiva di 15 Mw) nella località Sansinato del Comune di Catanzaro. Un diniego, quello del Comune, motivato in relazione alla mancata approvazione del previsto "Piano Energetico Ambientale Comunale" per la localizzazione degli impianti eolici, nonostante che il Piano Regolatore preveda la realizzazione di impianti eolici in determinate aree.La scelta del Comune, si traduce in una sorta di "sospensione sine die" delle richieste di autorizzazione in tale settore, che esige la conclusione del procedimento entro il termine definito di 180 giorni in modo uniforme sull'intero territorio nazionale.
Secondo il legislatore nazionale del 2003 (Dlgs 387/2003 "Attuazione della direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell'elettricità") la costruzione e l'esercizio degli impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili, gli interventi di modifica, potenziamento, rifacimento totale o parziale e riattivazione, le opere connesse e le infrastrutture indispensabili alla costruzione e all'esercizio degli impianti stessi, sono soggetti ad una autorizzazione unica. Tale autorizzazione è rilasciata dalla regione o altro soggetto istituzionale delegato dalla regione, nel rispetto delle normative vigenti in materia di tutela dell'ambiente, di tutela del paesaggio e del patrimonio storico-artistico.
Dunque, l'impatto territoriale degli impianti per la produzione di energia eolica - sicuramente rilevante e tale da giustificare l'esercizio dei poteri urbanistici e paesaggistici - non è un elemento da considerare in via esclusiva, perché si dovrà tener conto principalmente dell'interesse nazionale all'approvvigionamento energetico, soprattutto se in forme non inquinanti. Che, fra l'altro, richiede la necessità della precisa indicazione delle ragioni ostative al rilascio della autorizzazione paesaggistica, al fine di eliminare sproporzioni fra la tutela dei vincoli e la finalità di pubblico interesse sotteso alla produzione ed utilizzazione dell'energia elettrica.
(Eleonora Santucci)[ 18 gennaio 2011 ] Energia
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