Ogni azione sull'ambiente può avere effetti reversibili o irreversibili, a lungo o a breve termine. La crescente capacità che l'uomo ha di interferire con l'ambiente circostante ha determinato un conseguente aumento dei danni procurati all'ambiente e di conseguenza a se stesso. Dal secondo dopoguerra la necessità di analizzare i danni ambientali è andata crescendo assieme all'esigenza di tutela dai danni stessi. Come abbiamo detto nel precedente capitolo, il diritto ambientale è una nuova area della giurisprudenza, nata nel '800 e sviluppatasi dagli anni '60 del '900, con un approccio command and control. Tale approccio ha mostrato una serie di limiti intrinseci che hanno portato a sviluppare leggi e politiche che incoraggino l'autoregolamentazione. La Valutazione di Impatto Ambientale è l'esempio più significativo di questo approccio (Heinelt et. al 2001) e l'idea centrale è che se un progetto ha una probabilità di avere una influenza sull'ambiente, questo dovrebbe essere esaminato prima che sia autorizzato.
Si innesca quindi un processo a due stadi.
Il primo stadio consiste nel recuperare e analizzare informazioni rilevanti e nello sviluppare un giudizio che descriva i probabili effetti (impatti) sull'ambiente (quello che in Italia chiamiamo Studio di Impatto Ambientale o SIA). In teoria questo processo dovrebbe essere sia adeguato sia obiettivo e secondo Stuart Bell e Donald McGillivray (due giuristi ambientali britannici) "la VIA ideale dovrebbe basarsi su una serie di informazioni oggettive ed obiettive che possano produrre un giudizio coerente e completo" [1].
Il secondo stadio consiste nalla valutazione delle informazioni da parte di un Ente di Competenza, che deve analizzare il probabili impatti come emergono dal SIA prima di decidere l'approvazione del progetto. L'autorità competente può concludere che i benefici economici siano superiori al danno ambientale probabilmente causato dal progetto, ma non può dare l'autorizzazione senza fornire in modo chiaro le implicazioni negative che esso comporta sull'ambiente e proporre meccanismi di mitigazione o compensazione del danno.
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