mercoledì 26 gennaio 2011
UFFICIO SPECIALE AMIANTO E AREE AD ELEVATO RISCHIO AMBIENTALE
martedì 25 gennaio 2011
La VIA: principi e finalita'
Ogni azione sull'ambiente può avere effetti reversibili o irreversibili, a lungo o a breve termine. La crescente capacità che l'uomo ha di interferire con l'ambiente circostante ha determinato un conseguente aumento dei danni procurati all'ambiente e di conseguenza a se stesso. Dal secondo dopoguerra la necessità di analizzare i danni ambientali è andata crescendo assieme all'esigenza di tutela dai danni stessi. Come abbiamo detto nel precedente capitolo, il diritto ambientale è una nuova area della giurisprudenza, nata nel '800 e sviluppatasi dagli anni '60 del '900, con un approccio command and control. Tale approccio ha mostrato una serie di limiti intrinseci che hanno portato a sviluppare leggi e politiche che incoraggino l'autoregolamentazione. La Valutazione di Impatto Ambientale è l'esempio più significativo di questo approccio (Heinelt et. al 2001) e l'idea centrale è che se un progetto ha una probabilità di avere una influenza sull'ambiente, questo dovrebbe essere esaminato prima che sia autorizzato.
Si innesca quindi un processo a due stadi.
Il primo stadio consiste nel recuperare e analizzare informazioni rilevanti e nello sviluppare un giudizio che descriva i probabili effetti (impatti) sull'ambiente (quello che in Italia chiamiamo Studio di Impatto Ambientale o SIA). In teoria questo processo dovrebbe essere sia adeguato sia obiettivo e secondo Stuart Bell e Donald McGillivray (due giuristi ambientali britannici) "la VIA ideale dovrebbe basarsi su una serie di informazioni oggettive ed obiettive che possano produrre un giudizio coerente e completo" [1].
Il secondo stadio consiste nalla valutazione delle informazioni da parte di un Ente di Competenza, che deve analizzare il probabili impatti come emergono dal SIA prima di decidere l'approvazione del progetto. L'autorità competente può concludere che i benefici economici siano superiori al danno ambientale probabilmente causato dal progetto, ma non può dare l'autorizzazione senza fornire in modo chiaro le implicazioni negative che esso comporta sull'ambiente e proporre meccanismi di mitigazione o compensazione del danno.
Si innesca quindi un processo a due stadi.
Il primo stadio consiste nel recuperare e analizzare informazioni rilevanti e nello sviluppare un giudizio che descriva i probabili effetti (impatti) sull'ambiente (quello che in Italia chiamiamo Studio di Impatto Ambientale o SIA). In teoria questo processo dovrebbe essere sia adeguato sia obiettivo e secondo Stuart Bell e Donald McGillivray (due giuristi ambientali britannici) "la VIA ideale dovrebbe basarsi su una serie di informazioni oggettive ed obiettive che possano produrre un giudizio coerente e completo" [1].
Il secondo stadio consiste nalla valutazione delle informazioni da parte di un Ente di Competenza, che deve analizzare il probabili impatti come emergono dal SIA prima di decidere l'approvazione del progetto. L'autorità competente può concludere che i benefici economici siano superiori al danno ambientale probabilmente causato dal progetto, ma non può dare l'autorizzazione senza fornire in modo chiaro le implicazioni negative che esso comporta sull'ambiente e proporre meccanismi di mitigazione o compensazione del danno.
Aria killer nella Sicilia senza Piano
Ambiente. Lo strumento basilare che continua a mancare.
Il ritardo. Le città siciliane soffrono lo smog anche perché manca lo strumento regionale di riferimento. Il Piano sulla qualità dell’aria è atteso dal 2002, ma era già previsto nel 1999.
Il quadro. Dalla Regione fanno sapere che il testo era pronto sei mesi fa. Necessario l’aggiornamento sulla base delle ultime
direttive europee, mentre per l’applicazione sono previsti ancora tempi lunghi.
Il ritardo. Le città siciliane soffrono lo smog anche perché manca lo strumento regionale di riferimento. Il Piano sulla qualità dell’aria è atteso dal 2002, ma era già previsto nel 1999.
Il quadro. Dalla Regione fanno sapere che il testo era pronto sei mesi fa. Necessario l’aggiornamento sulla base delle ultime
direttive europee, mentre per l’applicazione sono previsti ancora tempi lunghi.
quotidiano di sicilia il giornale economico della Sicilia
Riciclo e valorizzazione, recepita la direttiva Ue
Riciclo e valorizzazione, recepita la direttiva Ue
di Rosario Battiato
Appena due giorni fa il Consiglio dei ministri ha approvato la 98/2008. Nell’Isola la trasformazione di rifiuti in energia pari allo 0,6%
PALERMO – Risolvere il dramma rifiuti nell’Isola è una necessità isolana, ma anche un richiesta europea. L’ultima direttiva dell’Unione in materia di rifiuti (la Direttiva 2008/98/CE) – approvato due giorni fa in Consiglio dei Ministri il Decreto Legislativo che la recepisce - prevede l’incenerimento a determinate condizioni.
La direttiva, che è anche l’ispiratrice della l.r. 9/2010 della Regione Siciliana, dona priorità alla sostenibilità ambientale e quindi, secondo quanto previsto già nella risoluzione del 24 febbraio del 1997, la “prevenzione e il riutilizzo e il riciclaggio di materiali dovrebbero preferirsi alla valorizzazione energetica dei rifiuti, nella misura in cui essi rappresentano le alternative migliori dal punto di vista ecologico”.
di Rosario Battiato
Appena due giorni fa il Consiglio dei ministri ha approvato la 98/2008. Nell’Isola la trasformazione di rifiuti in energia pari allo 0,6%
PALERMO – Risolvere il dramma rifiuti nell’Isola è una necessità isolana, ma anche un richiesta europea. L’ultima direttiva dell’Unione in materia di rifiuti (la Direttiva 2008/98/CE) – approvato due giorni fa in Consiglio dei Ministri il Decreto Legislativo che la recepisce - prevede l’incenerimento a determinate condizioni.
La direttiva, che è anche l’ispiratrice della l.r. 9/2010 della Regione Siciliana, dona priorità alla sostenibilità ambientale e quindi, secondo quanto previsto già nella risoluzione del 24 febbraio del 1997, la “prevenzione e il riutilizzo e il riciclaggio di materiali dovrebbero preferirsi alla valorizzazione energetica dei rifiuti, nella misura in cui essi rappresentano le alternative migliori dal punto di vista ecologico”.
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sabato 22 gennaio 2011
Oh mio Dio! Calano i consumi
L'assillo della moneta e la cultura del debito
L'assillo della moneta e lo spettro della povertà contraddistinguono la civiltà consumistica, incapace di provvedere autonomamente ai propri bisogni primari e ben predisposta all'acquisto di beni futili (specie se a 'tasso 0'). Come liberarci dalla dipendenza da questo sistema per tendere verso una maggior equità e giustizia sociale? Il primo passo sta nel sostituire la cultura del debito con quella del risparmio.
di Francesco De Robertis - 18 Gennaio 2011
L'assillo della moneta e lo spettro della povertà contraddistinguono la civiltà consumistica, incapace di provvedere autonomamente ai propri bisogni primari e ben predisposta all'acquisto di beni futili (specie se a 'tasso 0'). Come liberarci dalla dipendenza da questo sistema per tendere verso una maggior equità e giustizia sociale? Il primo passo sta nel sostituire la cultura del debito con quella del risparmio.
di Francesco De Robertis - 18 Gennaio 2011
venerdì 21 gennaio 2011
Nel GOLFO di Milazzo non potrà succedere mai ..... !!!!
Porto Torres, un altro incidente si aggiunge alla marea nera
Ad una settimana esatta dallo sversamento in mare di circa 18mila litri di olio combustibile causato da una perdita nell'impianto portuale della E.On, la mattina del 18 gennaio nel polo industriale di Porto Torres si è verificato un altro incidente.
Questa volta si è trattato della perdita di alcune centinaia di litri di acqua contaminata da residui di gasolio pesante provenienti dal circuito delle acque reflue oleose e riversatesi nello specchio d'acqua interno al Porto Industriale. Per far luce sull'episodio la Procura di Sassari ha aperto un'inchiesta con l'ipotesi di reato di danno ambientale.
Approfondisci su il cambiamento
Ad una settimana esatta dallo sversamento in mare di circa 18mila litri di olio combustibile causato da una perdita nell'impianto portuale della E.On, la mattina del 18 gennaio nel polo industriale di Porto Torres si è verificato un altro incidente.
Questa volta si è trattato della perdita di alcune centinaia di litri di acqua contaminata da residui di gasolio pesante provenienti dal circuito delle acque reflue oleose e riversatesi nello specchio d'acqua interno al Porto Industriale. Per far luce sull'episodio la Procura di Sassari ha aperto un'inchiesta con l'ipotesi di reato di danno ambientale.
Approfondisci su il cambiamento
Stiglitz al Global Poverty Summit: «Ancora povertà se i Paesi ricchi non trasformano la retorica in azione»
Il libero commercio non basta, Indispensabile l'intervento dello Stato
LIVORNO. Il Global Poverty Summit si è concluso a Johannesburg con la dichiarazione che le regole commerciali non possono essere applicate dai Paesi ricchi anche se i Paesi poveri non le condividono. Secondo la dichiarazione del summit ci dovrebbero essere «Differenziali seri, importanti e significativi e dei dispositivi complementari alle differenti fasi di sviluppo» e per lottare davvero contro la povertà «Il mondo ha bisogno di accelerare i progressi degli Obiettivi del Millennio per lo sviluppo (Dmg)». Ma la dichiarazione finale del Global Poverty Summit sottolinea che per far questo «Le politiche hanno bisogno di essere riformate», ad iniziare da quelle del commercio internazionale e che «Questa azione coraggiosa è giustificata dal divario sempre più crescente tra i ricchi ed i poveri».
Cinquanta tra i migliori cervelli del mondo riuniti a Johannesburg hanno discusso del ruolo delle istituzioni globali nella riduzione della povertà e dei perché oltre un miliardo di persone, circa un quinto della popolazione mondiale, vivano in assoluta povertà, nonostante abitino ancora in un mondo con abbastanza risorse e cibo e con nuove conoscenze e tecnologie.
Joseph Stiglitz, premio Nobel per l'economia e presidente del Brooks world poverty institute, ha detto nel suo intervento al summit che «Il commercio internazionale non aiuterà a combattere la povertà se i Paesi ricchi non trasformano la loro retorica in azione. Per riuscire a farlo, c'è bisogno di coraggio e di sacrifici da parte dei Paesi ricchi. Le nazioni ricche devono accettare che ci sarà un prezzo da pagare per il cambiamento. Questo cambiamento significa "cambiare le carte in tavola", in una certa misura, degli attuali commerci nel mondo».
Secondo i delegati «I governi devono essere protagonisti dell'economia globale, e non rimanere ai margini in un mondo fatto di mercati senza limiti».
Rorden Wilkinson, direttore per la ricerca del Brooks World Poverty Institute ha ricordato un'ovvietà seppellita nel dimenticatoio degli anni dell'iperliberismo rampante e della finanziarizzazione dell'economia: «Nessun Paese industriale sarebbe arrivato dove è oggi senza un significativo intervento dello Stato. Il tema scottante della sicurezza alimentare sottolinea il caso della necessità dell'intervento dello Stato».
Per questo la dichiarazione del summit dice che «Gli Stati hanno il diritto di attuare misure di lotta contro la volatilità dei prezzi dei generi alimentari e che dovrebbero essere adottate regole globali per impedire speculazioni e ingiustizie in questo settore».
[ 20 gennaio 2011 ] Economia ecologica
LIVORNO. Il Global Poverty Summit si è concluso a Johannesburg con la dichiarazione che le regole commerciali non possono essere applicate dai Paesi ricchi anche se i Paesi poveri non le condividono. Secondo la dichiarazione del summit ci dovrebbero essere «Differenziali seri, importanti e significativi e dei dispositivi complementari alle differenti fasi di sviluppo» e per lottare davvero contro la povertà «Il mondo ha bisogno di accelerare i progressi degli Obiettivi del Millennio per lo sviluppo (Dmg)». Ma la dichiarazione finale del Global Poverty Summit sottolinea che per far questo «Le politiche hanno bisogno di essere riformate», ad iniziare da quelle del commercio internazionale e che «Questa azione coraggiosa è giustificata dal divario sempre più crescente tra i ricchi ed i poveri».
Cinquanta tra i migliori cervelli del mondo riuniti a Johannesburg hanno discusso del ruolo delle istituzioni globali nella riduzione della povertà e dei perché oltre un miliardo di persone, circa un quinto della popolazione mondiale, vivano in assoluta povertà, nonostante abitino ancora in un mondo con abbastanza risorse e cibo e con nuove conoscenze e tecnologie.
Joseph Stiglitz, premio Nobel per l'economia e presidente del Brooks world poverty institute, ha detto nel suo intervento al summit che «Il commercio internazionale non aiuterà a combattere la povertà se i Paesi ricchi non trasformano la loro retorica in azione. Per riuscire a farlo, c'è bisogno di coraggio e di sacrifici da parte dei Paesi ricchi. Le nazioni ricche devono accettare che ci sarà un prezzo da pagare per il cambiamento. Questo cambiamento significa "cambiare le carte in tavola", in una certa misura, degli attuali commerci nel mondo».
Secondo i delegati «I governi devono essere protagonisti dell'economia globale, e non rimanere ai margini in un mondo fatto di mercati senza limiti».
Rorden Wilkinson, direttore per la ricerca del Brooks World Poverty Institute ha ricordato un'ovvietà seppellita nel dimenticatoio degli anni dell'iperliberismo rampante e della finanziarizzazione dell'economia: «Nessun Paese industriale sarebbe arrivato dove è oggi senza un significativo intervento dello Stato. Il tema scottante della sicurezza alimentare sottolinea il caso della necessità dell'intervento dello Stato».
Per questo la dichiarazione del summit dice che «Gli Stati hanno il diritto di attuare misure di lotta contro la volatilità dei prezzi dei generi alimentari e che dovrebbero essere adottate regole globali per impedire speculazioni e ingiustizie in questo settore».
[ 20 gennaio 2011 ] Economia ecologica
Industrializzazione senza sviluppo " La valle dimenticata, meno di Gela!"
Ovidio definisce il Melan "pingui pascoli delle sacre
vacche" (Metamorfosi, 476)
Gela. Industrializzazione senza sviluppo
di Eyvind Hytten e Marco Marchioni
a cura di Salvatore Parlagreco
Abituati a osservare il potere, concreto e visibile, sotto l'albero del carrubo della villa di Sua Eccellenza il Ministro o alla Camera del Lavoro, i gelesi, dall’oggi al domani, dovettero immaginarlo in qualche posto del mondo, anonimo e irraggiungibile, che qualcuno in fabbrica chiamava «sette sorelle»; sicché, alcuni anni dopo, non pochi ripresero a rifugiarsi nei misteri meno fitti e pretenziosi del Corpus Domini, nelle affidabili preghiere alla Madonna delle Grazie e Maria dell'Alemanna sotto lo sguardo paterno di Monsignore.
Prosegui...
vacche" (Metamorfosi, 476)
Gela. Industrializzazione senza sviluppo
di Eyvind Hytten e Marco Marchioni
a cura di Salvatore Parlagreco
Abituati a osservare il potere, concreto e visibile, sotto l'albero del carrubo della villa di Sua Eccellenza il Ministro o alla Camera del Lavoro, i gelesi, dall’oggi al domani, dovettero immaginarlo in qualche posto del mondo, anonimo e irraggiungibile, che qualcuno in fabbrica chiamava «sette sorelle»; sicché, alcuni anni dopo, non pochi ripresero a rifugiarsi nei misteri meno fitti e pretenziosi del Corpus Domini, nelle affidabili preghiere alla Madonna delle Grazie e Maria dell'Alemanna sotto lo sguardo paterno di Monsignore.
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L'utilizzo delle Fonti rinnovabili e un'attività di pubblico interesse e di pubblica utilità
La realizzazione e gestione di impianti eolici rientra tra le attività di impresa liberalizzate, che, a scopo di semplificazione burocratica e nel rispetto dei principi comunitari, viene sottoposta a un'autorizzazione unica. Una autorizzazione che costituisce anche titolo per la costruzione dell'impianto e che è sostitutiva del permesso di costruire, dato che il Comune può far valere il proprio interesse, ambientale ed urbanistico, ad una corretta localizzazione urbanistica del parco eolico e alla sua conformità edilizia, nell'ambito nella conferenza di servizi.
L'utilizzazione delle fonti di energia rinnovabile è attività di pubblico interesse e di pubblica utilità e le opere relative sono indifferibili e urgenti. Anche perché lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili, ma pure la ricerca, la promozione, lo sviluppo e la maggior utilizzazione di tecnologie avanzate e compatibili con l'ambiente contribuiscono alla riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, un impegno internazionale assunto dall'Italia con la sottoscrizione del cosiddetto "Protocollo di Kyoto".
Lo ricorda il Tribunale amministrativo regionale della Calabria (Tar) a proposito del diniego formatosi in ordine all'istanza per il rilascio dell'autorizzazione unica prevista per la realizzazione di un impianto da fonte eolica, (costituito da 5 aerogeneratori tripala di potenza unitaria di 3000 kw per una potenza complessiva di 15 Mw) nella località Sansinato del Comune di Catanzaro. Un diniego, quello del Comune, motivato in relazione alla mancata approvazione del previsto "Piano Energetico Ambientale Comunale" per la localizzazione degli impianti eolici, nonostante che il Piano Regolatore preveda la realizzazione di impianti eolici in determinate aree.La scelta del Comune, si traduce in una sorta di "sospensione sine die" delle richieste di autorizzazione in tale settore, che esige la conclusione del procedimento entro il termine definito di 180 giorni in modo uniforme sull'intero territorio nazionale.
Secondo il legislatore nazionale del 2003 (Dlgs 387/2003 "Attuazione della direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell'elettricità") la costruzione e l'esercizio degli impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili, gli interventi di modifica, potenziamento, rifacimento totale o parziale e riattivazione, le opere connesse e le infrastrutture indispensabili alla costruzione e all'esercizio degli impianti stessi, sono soggetti ad una autorizzazione unica. Tale autorizzazione è rilasciata dalla regione o altro soggetto istituzionale delegato dalla regione, nel rispetto delle normative vigenti in materia di tutela dell'ambiente, di tutela del paesaggio e del patrimonio storico-artistico.
Dunque, l'impatto territoriale degli impianti per la produzione di energia eolica - sicuramente rilevante e tale da giustificare l'esercizio dei poteri urbanistici e paesaggistici - non è un elemento da considerare in via esclusiva, perché si dovrà tener conto principalmente dell'interesse nazionale all'approvvigionamento energetico, soprattutto se in forme non inquinanti. Che, fra l'altro, richiede la necessità della precisa indicazione delle ragioni ostative al rilascio della autorizzazione paesaggistica, al fine di eliminare sproporzioni fra la tutela dei vincoli e la finalità di pubblico interesse sotteso alla produzione ed utilizzazione dell'energia elettrica.
L'utilizzazione delle fonti di energia rinnovabile è attività di pubblico interesse e di pubblica utilità e le opere relative sono indifferibili e urgenti. Anche perché lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili, ma pure la ricerca, la promozione, lo sviluppo e la maggior utilizzazione di tecnologie avanzate e compatibili con l'ambiente contribuiscono alla riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, un impegno internazionale assunto dall'Italia con la sottoscrizione del cosiddetto "Protocollo di Kyoto".
Lo ricorda il Tribunale amministrativo regionale della Calabria (Tar) a proposito del diniego formatosi in ordine all'istanza per il rilascio dell'autorizzazione unica prevista per la realizzazione di un impianto da fonte eolica, (costituito da 5 aerogeneratori tripala di potenza unitaria di 3000 kw per una potenza complessiva di 15 Mw) nella località Sansinato del Comune di Catanzaro. Un diniego, quello del Comune, motivato in relazione alla mancata approvazione del previsto "Piano Energetico Ambientale Comunale" per la localizzazione degli impianti eolici, nonostante che il Piano Regolatore preveda la realizzazione di impianti eolici in determinate aree.La scelta del Comune, si traduce in una sorta di "sospensione sine die" delle richieste di autorizzazione in tale settore, che esige la conclusione del procedimento entro il termine definito di 180 giorni in modo uniforme sull'intero territorio nazionale.
Secondo il legislatore nazionale del 2003 (Dlgs 387/2003 "Attuazione della direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell'elettricità") la costruzione e l'esercizio degli impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili, gli interventi di modifica, potenziamento, rifacimento totale o parziale e riattivazione, le opere connesse e le infrastrutture indispensabili alla costruzione e all'esercizio degli impianti stessi, sono soggetti ad una autorizzazione unica. Tale autorizzazione è rilasciata dalla regione o altro soggetto istituzionale delegato dalla regione, nel rispetto delle normative vigenti in materia di tutela dell'ambiente, di tutela del paesaggio e del patrimonio storico-artistico.
Dunque, l'impatto territoriale degli impianti per la produzione di energia eolica - sicuramente rilevante e tale da giustificare l'esercizio dei poteri urbanistici e paesaggistici - non è un elemento da considerare in via esclusiva, perché si dovrà tener conto principalmente dell'interesse nazionale all'approvvigionamento energetico, soprattutto se in forme non inquinanti. Che, fra l'altro, richiede la necessità della precisa indicazione delle ragioni ostative al rilascio della autorizzazione paesaggistica, al fine di eliminare sproporzioni fra la tutela dei vincoli e la finalità di pubblico interesse sotteso alla produzione ed utilizzazione dell'energia elettrica.
(Eleonora Santucci)[ 18 gennaio 2011 ] Energia
giovedì 20 gennaio 2011
lunedì 17 gennaio 2011
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